Ultimo aggiornamento:  29 Maggio 2017 9:48

Cresce bene il movimento terra ‘modenese’

Le aziende del settore che esporta buona parte del proprio fatturato, trovano nella fiera veronese validi motivi per essere presenti

A Samoter 2017 si è celebrato un matrimonio nel settore del movimento terra industriale ed agricolo: quello del segno più, con l’esportazione. Novità di poco conto forse, dato che era già emerso precedentemente. Ma la crescita scaturita dal connubio resiste da 12 trimestri consecutivi – e con l’aria che tira non è poco – e l’augurio è che possa durare ancora tanto tempo. Il mercato delle macchine per costruzioni sta uscendo da una crisi profonda, l’incremento nell’ultimo triennio è stato dell’80%, anche se le immatricolazioni italiane rappresentano oggi appena un terzo delle unità vendute nel periodo pre-crisi.
A nozze hanno convolato felicemente, almeno fino ad ora anche le imprese del nostro territorio presenti a Verona. Poche per la verità ed in calo rispetto a tre anni fa – alcuni nomi più o meno noti sono risultati assenti – Nessuno ha mostrato difficoltà ad indicare come periodo di crescita e consolidamento delle posizioni, quello attuale con buone prospettive anche per l’anno in corso. Con una sfida per diversi, tornare a crescere sul mercato interno.

Numeri in ascesa
La 30esima edizione del salone internazionale delle macchine movimento terra, da cantiere e per l’edilizia, è stata tenuta a battesimo dal sottosegretario di Stato del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Umberto Del Basso De Caro che ha sottolineato come il settore sia “Fondamentale. In particolare il tema delle opere pubbliche è strategico per il settore delle costruzioni che in chiave di ripresa potrebbe valere ben 3 punti di Pil, cioè circa 25 miliardi di euro”. Tecnologia, edilizia e infrastrutture, ma anche sicurezza, viabilità e trasporti sono state le filiere della kermesse rappresentate da: 780 espositori, 25 nazioni, 110 buyer esteri provenienti sia dai mercati di sbocco tradizionali sia da quelli in crescita repentina, come i principali Paesi africani, Iran, Israele, Arabia Saudita, Est Europa e India. Numeri che spiegano bene e che direttamente riguardano anche le imprese modenesi presenti, il valore delle esportazioni made in Italy, che diventano sempre più strategiche per un settore che vende all’estero circa 7 macchine su 10”. Secondo l’Osservatorio Samoter/Prometeia il mercato mondiale delle macchine movimento terra è cresciuto nel 2016 del 6,9% nel 2016 (+38% nell’ultimo trimestre), con incrementi importanti in Nord America – che rimane il primo mercato mondiale – a + 14,9%, India (+34,2%), Cina (+22%), ed Europa Occidentale, a +12,2 per cento.

Made in Modena
Modena è ovviamente della partita – con macchinari, ricambistica e servizi – e i numeri generali si riflettono bene, stando alle aziende presenti, anche sul comparto produttivo locale. Il segno più è presente nei fatturati ed in diversi casi anche a doppia cifra, generato principalmente dall’export – quasi per tutti – con dati che vanno dal 50% di prodotto destinato all’estero, in Europa e nel mondo, fino a quote del 90% e oltre. È il made in italy e ancor di più il made in Modena che paga e fa la differenza. Un tipo di qualità ricercata indipendentemente dal prezzo. Rispetto al mercato interno la sfida principale è quella tenere e guadagnare posizioni: nonostante la staticità che ancora caratterizza il settore qualche segnale di miglioramento s’intravede. Colpisce la voglia di non mollare ed andare avanti, creare, investire quando possibile e non arrendersi. Malgrado complessità da ricercare come al solito in fattori noti come la difficoltà nei pagamenti, specie per il mercato italiano, ma non all’estero, la burocrazia, il fisco e in qualche caso l’accesso al credito. C’è propensione all’innovazione e forte attenzione all’industria 4.0 anche se la fase è ancora per molti quella di studio. La chiosa va alla fiera: “Bene partecipare, i conti però li facciamo con quanto riusciremo a finalizzare nel post.”

Filippo Pederzini


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