Caccia alle ERBE spontanee
Non sono così lontani i tempi in cui i nostri nonni raccoglievano i frutti che il territorio donava spontaneamente. La raccolta delle erbe spontanee commestibili ci permette di riappropriarci del valore della natura. Con la primavera e l’estate alle porte non c’è niente di meglio che immergersi in una bella passeggiata rigenerativa e lontano dallo smog della città.
Ricche di principi nutritivi, senza conservanti o aromi e a costo zero, c’è chi ha scoperto anche il lato remunerativo della raccolta di queste erbe e si è inventato un lavoro creando cooperative e aziende agricole.
Per chi si affianca per la prima volta a questa attività basterà avventurarsi nelle meravigliose campagne modenesi muniti di un paio di forbici, un cestino e una piccola guida tascbile; anche i meno esperti nel riconoscimento botanico torneranno a casa con un bel bottino.
Ecco una mini guida con le erbe più facili da riconoscere.
La cicoria vera (Cichorium intybus)
È una pianta comunissima in pianura, fiorisce in estate e la raccolta avviene prima della fioritura; di essa si mangiano sia le foglie (crude o cotte) che i giovani germogli in insalata.
La carota selvatica (Daucus carota)
È molto comune soprattutto in luoghi pietrosi ed spesso presente in grandi distese; fiorisce in estate. Si mangia sia la radice a fittone che le foglie, sia crude in insalata che aggiunte a zuppe o minestre. È bene quindi se si sceglie di raccoglierne le radici lasciare sempre qualche piantina nella zona conservandone così la sua presenza sul territorio.
Il dente di leone o tarassaco (Taraxacum officinale)
Le sue foglie amare e con alto contenuto di ferro sono commestibili e ottime. Le rosette delle foglie basali si mangiano cotte e condite con un goccio di olio evo.
La bardana (Arctium lappa)
È molto comune lungo i fossati ma anche in montagna a quote basse. Fiorisce in estate, si raccoglie e si usa la radice, lo stelo fiorale, i piccioli e le foglie. La radice è grossa nelle piante di 2-3 anni mentre nelle piante più piccole è bene raccogliere solo le foglie e i piccioli. La radice va cotta a lungo magari a vapore e quindi condita con del semplice olio evo. Lo stelo fiorale (prima della fioritura) va pulito dalle foglie e dalla parte fibrosa esterna e quindi va cotto anch’esso. Infine i piccioli possono essere cotti e fritti con della semplice pastella di farina. Il suo sapore ricorda molto il carciofo.
L’ ortica (Urtica dioica)
Forse la pianta più comune in orti e prati, a ridosso di muri ed in zone molto assolate, fiorisce in estate. Il suo sapore ricorda gli spinaci, ha un alto contenuto di vitamina C, ferro, mucillagini; va consumata cotte in insalata, o aggiunta a zuppe o minestre o anche usata per ripieni di ravioli o in farinate e frittate.
Il finocchio selvatico (Foeniculum sylvestre)
Fiorisce in luglio e agosto, si consuma sia crudo in insalata che cotto in stufati e come verdura di accompagnamento a secondi piatti. I germogli teneri si usano nelle minestre oppure si mangiano crudi in pinzimonio. Inoltre è possibile raccogliere i semi in tarda estate per farne liquori o tisane.
La margherita pratolina (Bellis perennis)
Le margheritine sono comunissime, si utilizzano le foglie più tenere, raccolte prima della fioritura, nelle insalate o nei minestroni, unite alle altre verdure. I fiori di margheritina stimolano la diuresi ed hanno un’ azione disintossicante: per potenziarne le proprietà depurative, l’ideale è miscelarli ad altre piante spontanee come tarassaco, ortica e cicoria.
Giulia Guandalini