Ultimo aggiornamento:  12 Agosto 2019 9:36

Chi sale e chi scende

Il settore dei costruttori di macchine per il confezionamente e l’imballaggio vedono numeri tutti positivi. Quello dei costruttori di macchinari per il ceramico invece subisce rallentamenti.

Si chiude un biennio spettacolare per l’industria dei macchinari per ceramica, che ha saputo abbinare  alla sua forza  propulsiva nell’ export il grande effetto moltiplicatore del Piano Calenda Industria 4.0, che con misure come l’Iperam-mortamento ha prodotto semestri di crescita da boom economico. 

La festa è finita – per citare una frase celebre dell’ Avvocato – ma all’Acimac non piangono. Lo stesso presidente Paolo Sassi lo fa notare “Una flessione del giro d’affari era prevedibile” dopo 5 anni di crescita continua.

Chi, invece, non rallenta, ma tiene saldamente la strada anche… in salita è l’ UCIMA, cioè i produttori di macchine per il packaging. Hanno chiuso il 2018 con un aumento di fatturato del 9,4% e sono a un passo dal toccare gli 8 miliardi di fatturato. Con un pizzico di civetteria viene messa in risalto la differenza nel ritmo di crescita rispetto alle attese di incremento del PIL italiano: 9 volte di più!

Ma il paragone non è casuale, perché gli industriali che hanno la sede associativa a Baggiovara non perdono l’occasione per sparare sul Governo giallo-verde.

Comincia Enrico Aureli, presidente Ucima e titolare di ROBOMAC, uno stabilimento che fa bella vista di sé nel tratto bolognese dell’ A14 “Stanno cercando di distruggere gli effetti del Piano Industria 4.0” ideato dall’ ex ministro Carlo Calenda. Conferma SASSI dell’ Acimac “L’attuale Governo considera l’industria l’ultimo dei suoi pensieri” e Aureli rincara “Si spera in una nuova guida del Miur e dello Sviluppo economico”, guarda caso ministeri in mano al pentastellato Luigi Di Maio. E il clima è tale che viene da pensare che il Governo sia dimissionario, ma così non è.

Comunque, nello specifico, per i costruttori di macchine per ceramica e laterizio il 2018 segna meno 3,5% con un fatturato di 2 miliardi e 158 milioni, ma  a fine 2014  il fatturato era inferiore del 30%. La quota export, nonostante la ripresa di ordini interni, tiene egregiamente, attestandosi al 73,5%. Il calo dell’ export è appena del 4,3% e si sa che il clima geopolitico non è favorevole: basti pensare ai rapporti tra USA e Iran, dove si è stati ad un passo dall’attacco aereo. L’analisi geografica vede un netto calo dell’ Europa U.E., scesa del 14,9%. Boom, invece, dell’ Europa dell’ Est, che si prende la seconda posizione ai danni del Sud Est asiatico.

Sempre in atto un processo di concentrazione di imprese. In 25 anni si è scesi da 220 a soltanto 143 aziende produttrici. L’occupazione nel 2018 è scesa sotto i 7.000 addetti dopo un aumento dell’ 11% nel magico 2017.

Le attese per l’anno in corso sono di un ulteriore rallentamento, stimato tra l’8 e il 10%.

Non c’è pessimismo comunque e il presidente Sassi osserva “Le grandi lastre hanno aperto nuovi mercati”, dato che ormai la ceramica fa concorrenza sia al marmo che al legno e i grandi formati possono essere anche tagliati e quindi tutto giova ad ammortizzare rapidamente i grandi impianti automatizzati.

Infine, nella visuale Acimac, non poteva mancare l’osservazione di cosa avviene nella terra del Grande Drago, la Cina.

“C’è un pesante rallentamento nella produzione cinese di ceramica, anche a seguito della fine della speculazione immobiliare. Di conseguenza i produttori di macchine cinesi stanno andando sui mercati esteri, perché c’è crisi anche per loro. Li troviamo a farci concorrenza in Cina, in India e anche in Turchia”. E  naturalmente non fanno piccoli numeri.

Nuove aspettative si aprono grazie all’ accordo dell’ Unione Europea per esportare sull’area Mercosur, quindi in tutta l’America Latina. Prossimo dovrebbe essere un graduale abbattimento delle fasce d’ importazione.

Tornando sul fronte del packaging, il commento di UCIMA non nasconde la soddisfazione.

“Si conferma uno dei settori più dinamici del made in Italy – si legge – Primo per quota sull’export totale dei beni strumentali (24,4%), è costituito da 631 aziende dislocate principalmente lungo l’asse della via Emilia, da Milano a Rimini, con distretti produttivi anche in Piemonte, Veneto, Toscana.

Un settore che per livello tecnologico e presidio dei mercati si contende la leadership mondiale con la Germania, generando un quarto dell’export mondiale di macchine.

Un settore che non conosce il segno meno e che ha chiuso il 2018 con un fatturato totale di 7,85 miliardi di euro, in crescita del 9,4% sull’anno precedente”.

Le vendite sul mercato nazionale ancora hanno tirato e hanno raggiunto 1,6 miliardi di euro, in crescita del 10,7% sull’anno precedente, mentre sui mercati esteri hanno superato I 6 miliardi di euro con un tasso di crescita del 9%.

Spiega Enrico Aureli “C’è stata una grande crescita del Nord America e degli USA. Tra i settori di destinazione resta primario il food and beverage, ma i comparti che hanno tirato di più sono stati quelli del tabacco e tissue.

Il 2019 si è aperto in frenata, con una flessione nei primi 2 mesi. Poi si è ripartiti e si punta a una crescita del 2% nel 2019. 

Conferma il direttore Paolo Gambuli “Ci si aspetta un rallentamento del packaging. Comunque resta un settore molto più attrattivo delle macchine per ceramica, dove si paga anche una minore attenzione alla finitura della casa da parte delle nuove generazioni”

Il Presidente sottolinea l’attenzione all’ ecologia “Sappiamo utilizzare materiali ecosostenibili. Dovremo sempre di più essere capaci di soluzioni economicamente ed ecologicamente sostenibili”.

Intanto il sistema Confindustria procede verso la concentrazione e la razionalizzazione delle strutture e già si parla di Federmacchine, sommando i fatturati di tutte le imprese di beni di investimento si arrivera’ a 50 miliardi di euro e a un tasso export dell’80%.

Sempre più forte infine la presenza nel sistema fieristico, dove la grande fiera nazionale Ipack Ima è ora presieduta da un manager del gruppo COESIA, il gruppo che un anno fa ha acquisito fra l’altro System Ceramics. Non solo, Ucima coordina la presenza italiana in 18 fiere all’anno in collettiva.

Giorgio Pagliani