Ultimo aggiornamento:  20 Gennaio 2020 10:33

Lo spirito del lavoro

L’aver investito nella propria azienda, la correttezza e la grande applicazione sul prodotto ha attirato l’attenzione di grossi clienti.

La storia di Cobi Meccanica si incastra perfettamente in quella del settore della meccanica di precisione emiliana così come uno stampo, che va ad assemblarsi e ad aderire ad un pezzo di acciaio.

È il 1985 e Davide Bianchini decide di fare il salto e di mettersi in proprio dopo sette anni come dipendente di un mito della motoristica modenese, la Casa del Tridente, la Maserati, allora gestita per otto anni dalla Citroen e verrebbe da dire, dopo l’accordo firmato tra Fca- ex Fiat e PSA francese, “a volte ritornano”, naturalmente i francesi.

Certo quel periodo non fu propriamente fulgido per la casa di via Ciro Menotti, in quanto, osserva Bianchini “Nel 1999 ci sono ripassato e c’era ancora la stessa attrezzatura nello stabilimento”. 

Al suo fianco il nostro ha il socio Domenico Della Rocca e piano piano Cobi sale i gradini nella scala dell’esperienza professionale. “Nave scuola è stato il Comau – spiega -. Lavorando nella meccanica di precisione, ero loro fornitore come conto terzista. Poi Comau decise di chiudere la sede modenese e noi abbiamo cominciato a lavorare per Ferrari Auto”.

Tuttora Ferrari resta un primario cliente, come anche la bolognese G.D. del Gruppo Coesia, la toscana Atop, leader nei motori elettrici recentemente acquisita dal Gruppo IMA, la Ducati di Borgo Panigale, le aziende del Gruppo Fca, tra cui spiccano Maserati ed Alfa Romeo, e la mantovana Bondioli e Pavesi nella meccanica agricola.

La crescita di COBI e la sua evoluzione ad un mondo produttivo che vede dapprima l’ingresso dell’elettronica e quindi l’avvento di INDUSTRIA 4.0 è costante e necessita di una visione strategica.

“Devi cercare le macchine utensili migliori – spiega Bianchini – Noi nel 2001 abbiamo avuto il primo centro di lavoro a 5 assi. Poi ci siamo certificati ISO 9001 per testimoniare il nostro livello qualitativo. Quindi nel volgere di pochi anni abbiamo continuamente investito fino ad avere in casa tutte le macchine a controllo numerico. I clienti ci hanno sempre dato fiducia, tanto che siamo arrivati ad avere 34 dipendenti e aver toccato 5 milioni e mezzo di fatturato nel 2018”.

Ci sono stati momenti di difficoltà in questo lungo percorso di successo?

“Anche noi abbiamo subìto la crisi del 2008-9, quando tutto sembrava fermarsi. Fino al 2008 avevamo un grosso lavoro per Fiat Avio. Poi nel giro di poco si è chiuso il rubinetto. Siamo scesi da un fatturato di 3,3 milioni a 2,5 in un anno. Noi avevamo fatto poco prima un investimento di 900.000 euro, anche perché non c’erano segnali di crisi fino a metà del 2008. Abbiamo avuto problemi nel pagamento degli oneri sociali, ma siamo riusciti a salvaguardare l’occupazione. Oggi siamo risaliti e siamo in piena salute”.

La sede di Cobi è dal 1995 nel bel mezzo della zona industriale dei Torrazzi a Modena, a due passi dalla via Nonantolana, lungo via John Fitzgerald Kennedy, in un quartiere dove le aziende meccaniche dominano il panorama. Lo stabilimento copre 1.500 metri quadri e a fianco è posta la palazzina degli uffici, dove non mancano le foto e gli oggetti simbolo delle straordinarie aziende clienti. 

Le lavorazioni spaziano su torniture, fresature di precisione a CNC a 3, 4, 5 e 6 assi, alesature di precisione, rettifiche tangenziali, rettifiche diametrali interne ed esterne, costruzione, assemblaggio e lavorazioni di attrezzature, gestione completa di commesse di lavoro e montaggi.

“Ora abbiamo realizzato investimenti, che hanno permesso anche di avere i requisiti per l’iperammortamento – prosegue il titolare – Abbiamo speso in macchinari 1,5 milioni. Siamo una azienda 4.0  a tutti gli effetti, ma siamo anche una impresa familiare che si sta avviando verso la seconda generazione. Il reparto commerciale è guidato da un ingegnere, mentre all’ufficio tecnico, solo per il conto proprio sono impegnati due dipendenti a tempo pieno con a capo un altro ingegnere.

Al collaudo qualità ci sono tre persone. Il reparto comprende l’analisi completa del processo con meticolosi collaudi sin dalla fase di accettazione, tracciatura e nuovamente prima della spedizione finale. Quest’ ultimo controllo è di fondamentale importanza per il miglior risultato finale possibile”.

“Basti dire che siamo dal 1985 senza interruzione fornitori Ferrari. Il riconoscimento più grande – sentenzia Bianchini – è la costanza del rapporto e la correttezza reciproca. Siamo diventati invece fornitori della Gd da due anni, ma in questo periodo siamo rimasti solo in tre come fornitori stabili.

Qualità del prodotto vuole dire fare un prodotto economicamente vantaggioso, appetibile, consegnato nei tempi giusti e che rispetti la sua qualità intrinseca”.

Al termine della nostra chiacchierata il fondatore di Cobi si guarda indietro e si concede qualche considerazione, che meglio di tutto ci descrive il personaggio. 

“Noi qui siamo presenti continuamente, anche la domenica mattina, d’altra parte viviamo in aggiornamento continuo. Qui in Emilia siamo di razza contadina: siamo passati in poco tempo dalle stalle alle fabbriche con le macchine dentro e siamo diventati il centro mondiale della meccanica di precisione tra Bologna, Modena e Reggio.

Io ero uscito dal Corni nel 1963. Grande scuola in anni gloriosi, ma è fondamentale puntare sull’alternanza tra scuola e lavoro.

Io dico sempre che sono infarinato di tutte le farine. Mi chiamano sempre, quando c’è un paciugo da sistemare”.

E l’ultimo passaggio spiega bene le radici del nostro interlocutore “Sopravviveremo se faremo lavorazioni speciali. Noi siamo concatenati ai grandi gruppi, ma dobbiamo essere più bravi di loro.

Ho studiato dai salesiani, ma spesso in azienda la domenica mattina invidiavo il tempo per riuscire ad andare a Messa. La mia generazione è una generazione fortunata. Abbiamo sempre trovato da lavorare e oggi per i giovani è più difficile e questo non è bello”.

Giorgio Pagliani