Ultimo aggiornamento:  19 Marzo 2020 5:08

Contenti a metà

Numeri record, ma operatori modenesi soddisfatti il giusto. E c’è chi pensa già a non partecipare la prossima edizione.

Oltre 132mila visitatori, dei quali il 15% esteri, 900 aziende da 20 nazioni su 67mila metri quadrati espositivi netti, delegazioni commerciali da 30 Paesi, 800 capi di bestiame e 130 convegni tecnici in calendario. Sono i numeri con cui ha chiuso oggi la 114ª Fieragricola di Verona: il salone dedicato al settore agricolo, punto di riferimento nazionale ed europeo. Protagonista nelle quattro giornate di rassegna l’intera filiera legata all’agricoltura che ha richiamato visitatori da tutta Italia, con un sensibile aumento dal sud e dal nord ovest del Paese. Dieci i padiglioni occupati, suddivisi tra meccanizzazione, zootecnia, mangimistica, colture specializzate, energie rinnovabili, agrofarmaci, fertilizzanti e sementi, con il potenziamento delle aree per avicoltura, allevamento dei suini e zootecnia da latte.

E fino a qui nulla da dire. Numeri importanti come del resto la ricaduta. Il coronavirus c’era già- ma di fatto confinato in estremo oriente, ma non nella situazione di emergenza in cui è venuto a trovarsi il Paese qualche settimana dopo ed in particolare le regioni di Veneto Emilia Romagna e Lombardia. 

Il nuovo Green Deal europeo con le sue ricadute sul mondo agricolo e sulla Pac è stato infatti il tema portante di Fieragricola 2020, insieme ad un approfondimento sulle opportunità di sviluppo dell’agribusiness in Africa. Su questi argomenti si sono confrontati imprese, sindacati agricoli, associazioni e istituzioni. Un dibattito che ha visto la partecipazione della ministra alle Politiche agricole Teresa Bellanova e la ministra dell’Agricoltura della Croazia Marija Vuãkoviç che presiede il Consiglio dei ministri agricoli dell’Unione europea nel primo semestre 2020.

Detto ciò è un altro l’elemento che emerge da questa edizione di Fieraricola. La limitata presenza di operatori modenesi. In calo rispetto a soli 2 anni fa. A Verona si contavano 23 realtà produttive in tutto, poco più del 2% del totale. La domanda più opportuna potrebbe essere da dove matura questa disaffezione (fatto salvo infatti per il periodo della crisi, la fiera gli anni successivi era sempre stata motivo di soddisfazione). E la risposta arriva in parte anche da chi ha partecipato alla quattro giorni veronese tra gennaio e febbraio scorso. C’è stato chi ha avuto un ritorno, chi meno, chi poco o nulla e sta già valutando dopo anni se partecipare o meno all’edizione del 2022. 

Ad andare disatteso è stato principalmente il numero dei visitatori che al di là dei numeri ufficiali, sicuramente importanti, poco si sono visti tra gli stand modenesi. Di conseguenza contatti da sviluppare in numero irrisorio; interesse comunque mantenuto dato che ormai si tratta di pubblico specializzato che sa quello che cerca, ma in calo; prospettive, se la fiera viene considerata come un’opportunità per aggiungere valore alla crescita dell’azienda, ridotte al lumicino. Poi, c’è anche chi ha avuto il bicchiere mezzo pieno utilizzando la kermesse come trampolino di lancio per i propri prodotti con riscontri immediati, direttamente in fiera. Di buon auspicio di sicuro se si guarda al periodo in cui si trova al momento l’economia nazionale, causa Coronavirus.


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