Ultimo aggiornamento:  15 Novembre 2019 2:54

L’Arnault di Carpi

Nel fashion carpigiano qualcosa di grosso si muove. Non tanto la notizia che finalmente Blumarine è finita tra le braccia di Marco Marchi, che con molta costanza e altrettanta prudenza l’ aveva corteggiata, quanto il fatto che “l’enfant du pays”, l’uomo che partito dal pronto-moda nei brillanti Anni Ottanta ha saputo creare, gestire e consolidare una industria – perché tale è LiuJo –  e impostare  un polo di attrazione della Moda, che arriva fino al canale della distribuzione, grazie al suo ingresso nella Coin con il 15% del capitale.

L’azienda fondata nel 1977 da Gian Paolo Tarabini Castellani e Anna Molinari era entrata in una fase discendente preoccupante con la Cassa Integrazione straordinaria avviata un anno fa. Il fatturato, comprese le licenze su merceologie esterne all’ abbigliamento, si era attestato poco sopra i 30 milioni e non c’era motivo di tardare ulteriormente una cessione, che si è concretizzata su valori inferiori ai 20 milioni. Quindi la nuova holding Eccellenze Italiane di Marco Marchi, costituita ad ottobre, ha fatto la sua prima acquisizione e in terra carpigiana e il tripudio dei dipendenti di Blumarine all’ annuncio dato da Gian Guido Tarabini è un sospiro di sollievo davanti a uno scenario di rafforzamento territoriale, che era augurabile.

Ma l’operazione soprattutto chiude un’epoca, in cui i valori nel distretto carpigiano si sono capovolti e, dopo oltre 40 anni sorge una entità, che  riconquista un rilievo nazionale assoluto. Non è più soltanto vedere che le redini del comando sono saldamente in mano alla generazione degli ex-prontisti, mentre gli imprenditori blasonati del Ventesimo secolo non hanno saputo spesso tramandare nel Dna della seconda generazione lo spirito vincente.

La vera notizia è che è sorta una stella a Carpi, un astro, che non si scorgeva dai tempi più fulgidi del Commendator Umberto Severi, l’imprenditore che incuteva timore e rispetto con i suoi stabilimenti tra Veneto, Emilia e Marche, un industriale che aveva alle sue dipendenze 2.000 lavoratori.  L’uomo che raccontava in tarda età che Luciano Benetton era stato un suo terzista. Poi una serie di errori avevano provocato una fine ingloriosa dell’ ultima sua azienda poco prima degli anni Duemila.

Ora Marco Marchi, imprenditore di umili origini, come non fa fatica a dichiararsi, e di saggia prudenza dichiara a Milano davanti a Enrico Mentana e a una folta platea riunita da Pambianco nella sede della Borsa “Dopo Blumarine a Carpi ci rimane poco altro, ma in Italia ci sono tante aziende straordinariamente forti da avviare su un percorso credibile”. Al che Mentana, come sempre svelto a cogliere l’attimo, con una battuta penetrante, lo definisce “l’Arnault di Carpi”, dal nome del patron del grande gruppo francese, che presiede , LVMH (Louis Vuitton Moet Hennessy). Sembra una battuta ironica, ma c’ è tanto di vero.

In 15 giorni con tre  mosse – la holding, l’ingresso in Coin e l’acquisizione di Blumarine – il presidente di LiuJo non  ha squassato  solo  il panorama di Carpi, in attesa di un nuovo principe, ma ha fatto capire che questo è solo l’inizio. L’ex capitale della maglieria non sarà più un distretto in crisi dopo l’abbattimento dei dazi di metà anni Novanta e il dimezzamento delle sue imprese tessili, perso nella nebbia.

Giorgio Pagliani