Ultimo aggiornamento:  12 Agosto 2019 11:40

Profitto e nuovi mercati: le leve per l’impresa di oggi

Chimar è un’azienda specializzata nella produzione d’imballaggi industriali e servizi di logistica integrata. Arletti dopo aver partecipato al processo di creazione di Confindustria Emilia come presidente del gruppo Giovani di Modena, oggi è Delegato Aggiunto della filiera Mobilità e Logistica della stessa associazione per il quadriennio 2018-2022

Dott. Arletti, approfittiamo della sua visione sia d’imprenditore sia di esponente di un’impor-tante associazione: qual è il contesto competitivo che oggi caratterizza e condiziona l’agire delle imprese?
Come associazione abbiamo adottato le regole di un business più ampio: abbiamo capito da tempo che il nostro sistema si doveva valorizzare aprendo i confini, abbiamo cosi superato i vecchi limiti territoriali storici e siamo passati ad  un modello unico di rappresentanza per  filiere.
Confindustria Emilia nasce con una precisa visione: Valori, Innovazione, Persone. Su questo si fonda la nostra autorevolezza.

Quali sono le variabili su cui le imprese hanno l’obbligo di concentrarsi e, quindi, di eccellere?
Posso portare la mia esperienza, il mio punto di vista nella gestione del gruppo Chimar,  550 persone che tutti i giorni debbono reinventarsi per non rimanere ai margini del mercato.
La prima riguarda la necessità di crescere e dobbiamo farlo “oltre la porta di casa”, perché è lì che si gioca la sfida decisiva. Ma prima ancora del fatturato dobbiamo produrre profitto perché l’azienda, per vivere, deve poter investire e per farlo necessita del giusto profitto.
La seconda riflessione riguarda il modo di intendere l’espansione, ossia il dove creare nuove attività, o eventualmente dove spostare quelle esistenti, tenendo conto delle responsabilità verso le persone e il luogo dove è nata l’azienda.  La ricerca di nuovi mercati è diventato un imperativo per la sopravvivenza.
Quando si arriva su un nuovo campo, trovi già concorrenti che vendono i tuoi prodotti, o stanno offrendo il tuo stesso tipo di servizio, quindi devi dare qualche cosa che gli altri non offrono. Da qui l’ultimo aspetto su cui concentrarsi, ossia l’innovazione sia di prodotto che di servizio.

Lei ha vissuto, prima come presidente dei Giovani di Confindustria ed oggi come importante esponente della stessa associazione, il passaggio dal Confindustria Modena ad una dimensione sovra-provinciale: può tracciare un primo bilancio di questo percorso?
L’Emilia è terra di aziende che hanno fatto del coraggio e dell’intelligenza i loro punti di forza, portatrici di soluzioni tecnologiche a volte inventate dal nulla. Aziende condotte da sorprendenti imprenditori che di fronte alle difficoltà hanno trovato la strada per crescere, senza aspettarsi nulla da nessuno.
Uscire dalla dimensione di singola impresa per far parte di un’associazione come Confindustria Emilia porta ad essere sempre più sfidanti.  Il confronto, la formazione e le informazioni ci stimolano a dare e a ricevere, ci fanno capire dove siamo posizionati e dove stiamo andando.
La nostra associazione oggi è fra le prime in Italia, e questo ci dà una grande capacità di rappresentanza e ci offre una dimensione di confronto più ampio.

Parliamo ora di Chimar, l’azien-da che dirige con suo padre Giovanni; la cre-scita dell’ultimo decennio è stata importante e virtuosa: quali sono stati gli step più significativi?
Oggi CHIMAR, insieme alle altre aziende del gruppo, sviluppa un fatturato di circa 55 milioni di euro e lavoriamo su 20 stabilimenti in Italia. 
Siamo cresciuti nell’ultimo decennio sia grazie all’evoluzione interna sia anche attraverso qualche acquisizione. Ci siamo resi conto dall’inizio che la crescita era un elemento decisivo per poter cogliere le sfide del mercato e per poter sopravvivere. 
Abbiamo lavorato ampliando la gamma dei prodotti, cercando di affiancare ad essi i servizi logistici. Si è trattato di un percorso allestito cercando di interpretare le necessità dei nostri clienti e cercando di capire e anticipare i loro bisogni. Abbiamo lavorato molto sulla progettazione puntando ad offrire al mercato prodotti nuovi e servizi sempre più integrati. Non è mancato, in questo percorso, un importante rapporto con l’Università.

Quali, invece, sono stati gli aspetti più critici?
Tra gli aspetti critici credo che il più significativo sia stata l’integrazione delle diverse realtà che, nel tempo, sono entrate a far parte del gruppo. La crescita attraverso le acquisizioni comporta il dover integrare sistemi, organizzazioni e culture aziendali diverse che non è semplice amalgamare ma che risulta decisivo compiere.
Io ricopro il ruolo di Amministratore Delegato (CEO) in tutte le società che compongono il gruppo e stiamo completando la creazione di uno staff centrale di manager che si occupano di gestire, ognuno nel proprio ambito, tutte le attività nei diversi stabilimenti.  Abbiamo fatto questa scelta per evitare la creazione di barriere culturali, che possano far nascere gelosie o individualismi. Per questo le aziende del gruppo devono vivere e crescere insieme, come un’unica famiglia. Le persone devono sentirsi libere di lavorare al meglio e stimolate nel mettere in comune le cose che sanno, con la consapevolezza che la condivisione di valori e competenze è l’unica via per impararne di nuove.

In questo percorso quali sono gli aspetti che sono rimasti costanti?
Oggi il Gruppo Chimar è uno straordinario gruppo di persone che lavorano, con umiltà, fianco a fianco, che si ascoltano e si confrontano, che si scambiano conoscenze, idee e che stanno aprendo i loro orizzonti.
Sono culture ed esperienze diverse che si uniscono per un obiettivo aziendale condiviso. Questa è la garanzia del nostro successo.
Sono le cose che abbiamo fatto, il modo in cui le abbiamo fatte, la nostra visione del tipo di persone che vogliamo essere.
Bisogna fare le cose e farle bene, perché è questo che ci definisce e ci fa diventare unici. Andare oltre le aspettative del cliente in modo da sorprenderlo.

Oggi in che fase si trova l’azienda?
Evidenzierei due situazioni. Da un lato abbiamo la necessità di gestire un’opera di consolidamento: ci siamo resi conto che, dopo una fase di crescita significativa, è necessario strutturarsi per poter gestire al meglio tutti gli aspetti che in un momento di tensione alla crescita tendi a trascurare. Dall’altro rimaniamo sempre vigili per poter cogliere ulteriori opportunità di crescita. Il mercato è difficile e il contesto macro-economico non stimola all’investi-mento; ma proprio in questi momenti bisogna essere pronti ad affrontare un ulteriore cambiamento e a cogliere le opportunità che il mercato ti può dare.

Che cosa distingue Chimar?
Dal lato del mercato certamente due aspetti. Il primo riguarda le competenze tecniche e la capacità di proporre al mercato soluzione d’imballaggio alternative sia per materiali che per strutture. Il secondo riguarda l’integrazione tra prodotto e servizio, un ambito che sia stato ed è tuttora quello che ci caratterizza. 
Da un punto di vista delle dinamiche interne al gruppo riteniamo di aver esplicitato e reso condivise da tutte le nostre persone i valori forti del nostro fare impresa.
Ci siamo imposti di parlare di questi valori con tutti i livelli aziendali e, anche in futuro, lo faremo con regolarità, in modo che le persone crescano in azienda condividendo questi valori che consideriamo essenziali. Tra questi i più importanti sono la propensione al cambiamento e l’andare oltre l’ovvio, alle abitudini: la mente deve essere aperta alla voglia di conoscere e di mettersi alla prova.
Dobbiamo avere il coraggio di cambiare noi stessi, di cambiare idea, approccio e punto di vista, perché è l’unico modo per migliorare.

Tornando alla visione d’insieme, quella associativa, quali sono le sfide che attendono le imprese emiliane e, più in generale, quelle del Paese?
La crisi sociale in atto in tante parti del mondo, il clima di tensione in Europa, le proteste che dilagano e il tasso di disoccupazione possono sembrare elementi che sostengono le tesi di chi parla di età dell’indignazione e di chi disegna una visione pessimistica del futuro.
Ritengo, però che la creazione del futuro non sia solo un compito dei governi ma rappresenta una responsabilità sia individuale sia collettiva.
Dobbiamo difendere e stimolare l’impegno quotidiano degli imprenditori, spesso non visibile, i quali portano avanti i loro progetti con passione e tensione positiva che rendono capaci di accettare il rischio, con l’obiettivo di creare ricchezza e sviluppo nelle nostre aziende e per il nostro paese.
L’impresa non genera solo valore economico, ma anche consapevolezza di sé, dignità, inclusione, crescita umana e culturale, solidarietà e mobilità sociale. È questa la sfida che portiamo avanti ogni giorno. 

L.Z.