Sempre più lontano dai luoghi comuni
Marco Rebecchi, alla guida dell’impresa edile con sede a Medolla, guarda con fiducia alle sfide del futuro, e nel post-terremoto punta sui privati con soluzioni di qualità: ‘Giocare d’anticipo e agire con prudenza, armi vincenti per continuare a crescere. In controtendenza’
“Crisi economica e terremoto, che condizionano ancora le nostre attività, non rappresentano più le sfide per chi fa impresa nel settore edile. Dobbiamo essere capaci di andare oltre la ricostruzione legata ai soldi pubblici ed al terremoto, scommettendo sulla rigenerazione urbana, sul recupero edilizio, sullo stop al consumo di suolo, sul saldo zero imposto dalla nuova legge urbanistica regionale, che per forza di cose, come imprenditori, dobbiamo fare nostro. E per noi che abbiamo vissuto il terremoto, e che abbiamo le nostre radici su questo territorio, la sfida è legata all’affrontare gli scenari del dopo sisma in una realtà radicalmente cambiata”.
Marco Rebecchi è abituato alle sfide e a guardare avanti ed è forse per questo che negli ultimi 10 anni la sua Serteco, impresa edile fortemente radicata nel territorio dell’area nord, ha navigato senza affondare nella tempesta perfetta che ha colpito ‘la bassa’. Fatta da un terremoto che si è inserito a pieno nella cornice della crisi economica che ha colpito con particolare forza il settore immobiliare e delle costruzioni. Lo incontriamo nel suo ufficio, nella sede provvisoria di via Matteotti a Medolla (in attesa della conclusione dei lavori per il nuovo direzionale di Villa Franca, che ospiterà la nuova sede Serteco), dove lavorano anche i suoi più stretti collaboratori e dove Rebecchi condivide con loro progetti e strategie. Un gruppo giovane ma di esperienza, solido e affiatato, fatto di architetti, ingegneri, geometri e amministrativi, con una età media di circa 35 anni. Sono 16 i componenti fissi del team che, di volta in volta, si affida anche a maestranze esterne per la realizzazione dei progetti, fino ad arrivare ad una settantina di persone coinvolte. “Ci sono persone che lavorano qui da quando erano ragazzi” – sottolinea Rebecchi. “Ora hanno famiglia e figli. Nel nostro staff, ci sono tecnici altamente qualificati che vivono distanti da casa e dalla famiglia tutta la settimana, e che accettano comunque questo sacrificio per lavorare qui. Questo è un orgoglio per noi, segno di un gruppo forte che fa squadra e come tale rappresenta un valore aggiunto per la nostra azienda. Percepisco, giorno per giorno, un forte senso di appartenenza di tutti i collaboratori di Serteco, che sono capaci di assumersi responsabilità e ruoli proprio nella misura in cui sentono l’azienda come propria. L’alta competenza tecnica ed il gruppo di professionisti che vantiamo al nostro interno rappresentano la forza che ha consentito a Serteco di vincere le sfide anche nei momenti più difficili, continuando a crescere e a strutturarsi. Oggi Serteco è un’azienda solida, referenziata, strutturata ed affidabile, con un fatturato che supera i 7 milioni di euro e con un grande slancio e voglia di costruire un futuro sempre migliore”.
Come avete reagito nei momenti di crisi e di grandi mutamenti come quelli causati dal terremoto?
“Cercando di fare ciò che abbiamo sempre fatto: giocare in anticipo rispetto ai cambiamenti, cercando di prevedere gli scenari futuri, attraverso un’attenta analisi della situazione e delle tendenze. Anticipando la recessione del mercato immobiliare e delle costruzioni legata all’inizio della crisi di dieci anni fa, siamo riusciti a limitare i danni e a reggere l’impatto di un cambiamento epocale. Abbiamo agito con prudenza, che non significa paura, bensì muoversi in controtendenza rispetto a molti altri, a piccoli passi, con la consapevolezza di quello che sarebbe potuto succedere, così da non farci trovare impreparati. Ci siamo così riorganizzati, seguendo l’intuizione di ciò che sarebbe accaduto. E oggi, in una fase per tanti aspetti similare, stiamo procedendo nella stessa direzione: mutazione e riscontro.”
In questo senso la storia di Serteco è una storia in costante controtendenza e, come recita lo slogan che accompagna il marchio di fabbrica, lontano dai luoghi comuni. “Oggi potremmo dire sempre più lontano dai luoghi comuni” – sottolinea Rebecchi.
“Crediamo che un’impresa possa sopravvivere e crescere soprattutto se capace di cambiare pelle di fronte ai cambiamenti, alle mutate esigenze dei suoi clienti e del mercato. Il terremoto, certo, ha cambiato tutto, e che ci ha costretto a riorganizzarci, unendo la nostra solidità alla solidarietà nei confronti del nostro territorio nel quale per scelta abbiamo la nostra base e abbiamo concentrato la maggior parte della nostra attività. Nel dramma – spiega Rebecchi – quello del terremoto è stato un grande banco di prova che ha fatto selezione tra gli operatori del settore. La fase della ricostruzione con soldi pubblici ha ancora i suoi strascichi ma di fatto è finita e se ne apre un’altra che va oltre la ricostruzione. Serteco vuole continuare ad essere protagonista di questo passaggio portando il proprio know-how ed il valore della propria trentennale esperienza, nel futuro proprio, del proprio territorio, e dei propri giovani con prospettive concrete. Il tema è fondamentale perché risponde a diversi interrogativi. Cosa faranno le imprese edili dell’area nord dopo che la ricostruzione sarà finita? Quali prospettive lasciamo ai nostri figli nel nostro settore?”
Quali sono gli scenari che si presentano oggi e dove si concentrerà l’attività di Serteco?
“In questa nuova fase, vorremmo continuare a dedicarci prevalentemente, per non dire esclusivamente, al settore privato e alle industrie con soluzioni di crescente qualità, nelle quali crediamo di potere esprimere il meglio, il nostro essere lontano dai luoghi comuni, che consiste nel fornire risposte concrete ed innovative destinate a durare nel tempo e costruite a misura del cliente. Crediamo che proporre soluzioni costruttive di alto livello qualitativo sia come parlare di un abito su misura, capace di modellarsi alle caratteristiche del committente, già dalla fase del progetto. E’qui, all’inizio di tutto, che Serteco sa fare la differenza.
L’alta competenza tecnica dei giovani del nostro staff garantisce un valore aggiunto, perché consente di valutare analiticamente i singoli progetti, pesandone criticità e potenzialità al fine di ridurre al minimo i rischi ed i problemi in corso d’opera. Un punto per noi fondamentale, che ci pone, anche in questo caso, in controtendenza rispetto al mercato”.
Come sta rispondendo il mercato a questo tipo di offerta di qualità?
“A macchia di leopardo. Nei grossi centri urbani questa esigenza e queste richieste di interventi qualitativamente alti sono maggiori rispetto a zone delle provincia, ma noi cerchiamo di operare allo stesso modo ovunque siamo chiamati ad impegnarci. A Modena città stiamo concludendo un importante intervento di restauro e ristrutturazione con miglioramento sismico ed efficientamento energetico di proprietà del Seminario Arcivescovile in viale Muratori, destinato ad uso abitativo. A Medolla, Serteco è impegnata con cantieri importanti e di qualità, alcuni dei quali ancora legati del sisma. Il più prestigioso al Direzionale 110, dove importanti realtà aziendali del territorio hanno trovato un accordo con Serteco per la ricostruzione del centro servizi, con un investimento complessivo di circa 9 milioni di euro. L’obiettivo del prossimo biennio è quello di invertire la quota di lavori extra terremoto. In questa direzione ci stiamo già muovendo anche nella nostra area. Dopo l’intervento già concluso per la sede di Rigenerand di Medolla, sempre a Medolla abbiamo un importante intervento di ampliamento della ditta Rand, il primo progetto di rigenerazione urbana del centro storico e un nuovo intervento multiservizi per conto di Nael sul fronte del villaggio artigianale industriale. Sempre in campo industriale, stiamo costruendo in soli otto mesi il potenziamento del sito industriale Corob SpA a San Felice sul Panaro.
Le radici nel futuro di un’impresa lontana dai luoghi comuni.
Gianni Galeotti