Un anno alla grande
L’associazione che rappresenta i costruttori di macchine per il ceramico, insieme a quella di materie plastiche e gomma e quella dell’imballaggio, descrivono un 2022 positivo ma non mancano i problemi da risolvere per il futuro.
Si assesta a poco più di 14 miliardi il fatturato complessivo prodotto dai costruttori italiani di macchine e attrezzature per la ceramica, la plastica e gomma e l’imballaggio. Per la precisione, il giro d’affari dei tre settori rappresentati da Acimac (Associazione Costruttori Italiani Macchine Attrezzature per Ceramica) che ha sede nazionale a Villa Marchetti di Baggiovara, Amaplast (Associazione Nazionale Costruttori di Macchine e Stampi per Materie Plastiche e Gomma) e Ucima (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il Confezionamento e l’Imballaggio) ammonta per il 2022 – secondo l’analisi dei dati preconsuntivi aggregati elaborati dal Centro Studi Mecs – a 14 miliardi e 220 milioni di euro.
I tre settori dei beni strumentali dimostrano quindi un sostanziale assestamento dopo un 2021 effervescente, in un anno caratterizzato dal caro energia e dalla carenza di componentistica di vario livello. Ciò che è più confortante è che le aziende dei tre settori hanno in casa ordini per il 2023, che coprono i primi sei mesi di produzione come dato aggregato.
Nel dettaglio, l’export rispetto al 2021 perde l’1,2% (quasi tutto imputabile a macchine non consegnate per l’impossibilità di completarle), attestandosi a 10 miliardi e 784 milioni di euro. Il mercato interno è un po’ più dinamico e vale 3 miliardi e 436 milioni, con una crescita rispetto a dodici mesi fa pari al +1%.
Vediamo uno per uno l’andamento specifico dei tre settori, cominciando dal più grosso, il comparto rappresentato da UCIMA. Il fatturato totale dei costruttori italiani di macchine per packaging resta in zona 8 miliardi: nel 2022, secondo i dati preconsuntivi di MECS-Centro Studi di Ucima (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il confezionamento e l’imballaggio), infatti il dato complessivo del settore si attesta a 7 miliardi e 986 milioni di euro, in calo del 3% rispetto al risultato registrato nel 2021. Un dato che si attesta di poco sopra il risultato del 2020 (anno della pandemia) e di poco sotto quello del 2019.
Nel dettaglio, il mercato dei costruttori italiani di macchine per il packaging è aumentato dell’ 1,3% in Italia, per un valore assoluto di 1 miliardo e 800 milioni di euro (+ 1% rispetto al 2021). L’export, che, come al solito, rappresenta la linfa vitale del settore, ha contribuito complessivamente per 6 miliardi e 186 milioni di euro, perdendo il 4,3% rispetto all’esercizio precedente, date le problematiche energetiche, di carenza di materiali e lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina.
A completare la fotografia della situazione del settore è il dato riguardante i mesi di produzione garantita: 7,5. Quindi un settore in salute, nonostante i tanti motivi frenanti che hanno contraddistinto la fase di ripartenza post pandemia.
“Lo scenario che denunciavamo un anno fa – dichiara Riccardo Cavanna, presidente di Ucima – si è purtroppo verificato: continuiamo a ricevere ordini da tutto il mondo, ma i ritmi di consegna hanno subito un brusco rallentamento per il ben noto problema della mancanza di componenti. Abbiamo aree geografiche in via di sviluppo sempre più interessate alle nostre tecnologie e abbiamo bisogno di ritrovare le performance di prima per dare risposte rapide. Mi auguro che le decisioni comunitarie sull’energia diano presto respiro all’intero tessuto imprenditoriale italiano, e mi auguro anche che venga fatto di più, a livello nazionale, per continuare a sostenere gli investimenti di Industria 4.0”.
Inevitabile anche un riferimento al nuovo regolamento degli imballaggi voluto dall’Unione europea, che privilegia il riuso a scapito del riciclo: “Il nuovo regolamento non ci convince, ma noi ci siamo – prosegue Cavanna – : abbiamo sviluppato le tecnologie per il riciclo completo degli imballaggi e abbiamo avuto sempre un ruolo da protagonisti per portare la filiera a raggiungere importanti risultati in termini di circular economy, contribuendo a sviluppare quell’Italian way to circular economy che è uno dei vanti del nostro Paese. Ora siamo pronti a spingere anche sul fronte riuso, come un leader tecnologico mondiale quale siamo deve fare.
Veniamo al comparto più tipico del distretto emiliano, quello rappresentato da ACIMAC. Nonostante un anno complicato per diversi fattori, il settore delle tecnologie e delle forniture per la ceramica chiude il 2022 con un dato in crescita: secondo le stime sui preconsuntivi elaborati dal MECS – Centro Studi Acimac, il giro d’affari dell’intero comparto ammonterà a 2 miliardi e 164 milioni di euro, segnando un +5,2% rispetto al 2021.
Crescono, rispetto all’anno passato, sia l’export sia la domanda interna. Le vendite all’estero, da sempre traino del settore, raggiungeranno un giro d’affari pari a 1 miliardo e 618 milioni di euro, con un +5% rispetto all’anno scorso. Il mercato italiano fa segnare un +6%, con un fatturato totale di 546 milioni di euro.
“Senza la doppia tenaglia del caro energetico e dei ritardi nella componentistica – dichiara Paolo Lamberti, presidente di Acimac -, commenteremmo un anno florido sotto tutti i punti di vista, invece abbiamo una prestazione di settore “strozzata”, anche se comunque positiva. Le avvisaglie le avevamo notate anche un anno fa: al momento ci troviamo in una situazione di generale “salute”, ma in un contesto di filiera dove hanno tutti la febbre. Auspichiamo che nel 2023 la supply chain delle materie prime possa riprendere a pieno regime, e che il rincaro energetico possa venire anestetizzato. Le sensazioni, comunque sul 2023 non sono positive, a livello generale”.
L’emergenza energetica di quest’anno, aggravata anche dal conflitto tra Russia e Ucraina, ha accelerato l’esigenza per le aziende clienti di dotarsi di tecnologie improntate all’efficientamento energetico: il settore è già pronto a fare la sua parte, con un’ampia gamma di soluzioni adatte per una produzione più sostenibile, come la fiera Tecna ha dimostrato in lungo e in largo. Ma, almeno sul piano nazionale, Acimac chiede al Governo nuovi incentivi che aiutino le aziende a dotarsi di tecnologie di Industria 4.0, unica via per agevolare la transizione energetica. Intanto il comparto segna 4 mesi di produzione assicurata nel 2023.
Infine esaminiamo l’andamento del comparto dei costruttori di macchine e stampi per Gomma e Materie Plastiche. Dopo il rimbalzo registrato nel 2021 – anno archiviato con incrementi a doppia cifra – l’Associazione di categoria AMAPLAST stima un bilancio sostanzialmente favorevole anche per il 2022, a conferma della capacità del comparto di assorbire i contraccolpi delle gravi criticità che si sono manifestate e sovrapposte nell’ultimo triennio.
Infatti, la produzione complessiva dovrebbe raggiungere la soglia dei 4,5 miliardi di euro, con un incremento di un punto percentuale rispetto al 2021: si tratta di una variazione contenuta che però consolida il recupero messo a segno lo scorso anno, superando anche di due punti il valore del 2019 (pre-pandemia).
Risultano ancora in crescita, seppure di misura, entrambe le componenti della domanda: da un lato le esportazioni – che assorbono il 70% circa della produzione – mostrano un aumento del 2% circa, fino a superare nuovamente i 3 miliardi, dall’altro il mercato interno segna un +1%, anche in funzione di importazioni in progressione del 5%.
I costruttori italiani auspicano che in chiusura di periodo la raccolta ordini torni più sostenuta, anche grazie all’ “effetto-K”, con la mostra di Düsseldorf che potrebbe contribuire a sbloccare investimenti rimasti precedentemente in stand-by. Gli imprenditori sono però cauti, alla luce dei venti di guerra e delle turbolenze economiche che caratterizzano lo scenario globale.
Volgendo lo sguardo al 2023 è verosimile attendersi un ripiego di tutti gli indicatori di settore, con una flessione peraltro contenuta a pochi punti percentuali.
“Le aziende italiane costruttrici di macchine per plastica e gomma” sottolinea il Presidente Amaplast Dario Previero “hanno sempre dimostrato flessibilità e capacità di sviluppare soluzioni organizzative e tecnologiche per far fronte alle sfide del contesto e dei mercati ma è anche vero che le problematiche che si sono susseguite da tre anni a questa parte frenano la propensione agli investimenti. Sarà necessario un grande sforzo di innovazione da parte delle imprese” continua Previero “per migliorare ulteriormente i contenuti tecnologici dei propri macchinari e mantenerli al passo con una domanda sempre più qualificata soprattutto in termini di sostenibilità ed efficienza energetica.”
Giorgio Pagliani