Ultimo aggiornamento:  24 Giugno 2019 7:01

Un carpigiano come Presidente

Non solo presidente di una delle principali organizzazioni nazionali ma anche imprenditore attivissimo

Valter Caiumi, già ultimo presidente di Confindustria Modena, è asceso il 9 aprile a presidente di Confindustria Emilia, rilevando il testimone dalle mani di Alberto Vacchi, salutato dopo il discorso di addio da una standing ovation dell’assemblea di imprenditori, riuniti in quel di Palazzo Albergati nella campagna bolognese.

Il passaggio tra un industriale bolognese e uno modenese era compreso negli accordi, che grazie anche alla regia del compianto direttore di Modena di allora Giovanni Messori, portarono alla fusione delle tre associazioni di Bologna, Modena e Ferrara e alla nascita di CONFINDUSTRIA Emilia con una base di 3.200 imprese associate e una massa di contributi associativi nell’ ordine di 17 milioni di euro.

Veramente allora le cose dovevano andare in altro modo. Vacchi stava per lanciare la candidatura alla presidenza nazionale e Caiumi era pronto a succedergli sul “trono” emiliano. Poi in Via dell’ Astronomia a Roma ci è arrivato il salernitano Vincenzo Boccia, quello che, in altri tempi, Eugenio Scalfari avrebbe battezzato magari un tipografo campano, dato che aveva definito Luigi Abete, presidente entrante, con un epiteto memorabile un “tipografo romano”. Alberto Vacchi, nel suo discorso di commiato, a Palazzo Albergati ha spiegato la mancata elezione per il fatto di essere considerato una colomba nel rapporto con i sindacati, ma certo il ruolo delle aziende a partecipazione statale, come l’Eni presieduta da Emma Marcegaglia, fu decisivo nel far pendere la bilancia dalla parte di Boccia.

Fatti i conti con il passato, Caiumi in 10 pagine ha riassunto gli obiettivi del suo mandato. Con un linguaggio da imprenditore globale, che guida una multinazionale tascabile come il suo gruppo Voilàp Holding, il 56enne industriale carpigiano ha iniziato così “Noi siamo l’espressione dell’unica Smart Industry, frutto dell’intelligenza di comunità connessa ad un network di brand leadership presenti in ogni angolo del paese”. Da qui discendono le quattro linee guida: comunicazione convergente, intelligenza di comunità, ricerca collaborativa, autorevolezza unica.

Traduce il primo concetto così “il confronto e il contraddittorio fanno parte delle positive esperienze di ognuno di noi, è chiaro che il veicolo strategico è l’associazione, che deve essere un tutt’uno con i suoi soci”. Poi l’intelligenza di comunità, un’allocuzione che sembra ricordare Adriano Olivetti. Una comunità, di cui fanno parte “interlocutori e portatori di interessi: i sindacati, i sindaci, le banche, le università, le altre associazioni, gli enti e le istituzioni regionali, nazionali, europee, le camere di commercio, CONFINDUSTRIA nei suoi livelli di rappresentanza; il mondo della scuola; i nostri collaboratori e le loro famiglie”.

Sulla ricerca collaborativa Caiumi spiega “la nostra associazione deve raccogliere e comunicare i trend dell’ innovazione alle nostre imprese, l’opportunità di nuovi mercati, in un’ottica di filiera, alla ricerca di soluzioni con applicazioni verticali e trasversali”. E quindi approfondisce e suggerisce ai colleghi “non solo portare a compimento il maggior numero di progetti finanziabili, ma ricordiamoci che ottenere il giudizio positivo su un progetto di ricerca, è la chiave di accesso per essere visibili in un ristretto circuito di imprese”.

Infine il finale di richiamo corale all’assemblea “l’autorevolezza non la fa una persona sola, ma dipende dall’ uniformità del messaggio che gli imprenditori consegnano come comunicazione convergente. Mi aspetto che il nostro territorio acquisisca la leadership nazionale e un riconoscimento internazionale, non solo perché siamo tanti o diventeremo più grandi, ma perché siamo unici”. E prima della promessa di farsi sentire di più a Roma l’orgoglio espresso nella frase “non sottolineo certo a voi che le nostre venti filiere riflettono la quasi totalità delle produzioni possibili nel mondo. Ma in quale altro perimetro di poche decine di km trovate questo? In nessuno“.

In ogni caso Caiumi non è rimasto a guardare durante gli 8 anni di Vacchi al comando nella sede di Via S. Domenico, nel centro storico di Bologna. Ha saputo costruire un gruppo che fattura oltre 300 milioni di euro, partendo dalla Emmegi di Limidi di Soliera. Un imprenditore di seconda generazione, che ha saputo scalare il concorrente tedesco Elumatec, che fatturava anche più di quanto realizzava Emmegi al momento dell’operazione. Ora Voilàp  Holding è leader nella progettazione e produzione di tecnologie per lavorare l’alluminio, il Pvc e profili in acciaio e vetro e ha un export del 90% dei ricavi totali. Un salto in avanti, che era stato riassunto nello slogan “da azienda manifatturiera a influencer dello sviluppo delle Smart Cities”. Insomma grazie alle tecnologie del Gruppo sono stati realizzati ad esempio i seguenti grattacieli:  nel 1998 il Petronas Twin Towers a Kuala Lumpur, nel 2004 il Burj Khalifa a Dubai e il  China Central Television a Pechino e  nel 2008 il World Financial Center a Shanghai.

Un bel traguardo Confindustria Emilia per il 56enne imprenditore, venuto dalla provincia e non appartenente al salotto buono degli industriali emiliani, ma anche i nuovi vicepresidenti Sonia Bonfiglioli e Gianluigi Zaina non hanno quarti di nobiltà imprenditoriale da sfoderare: quello che ci vuole, probabilmente, per le nuove sfide, dato che anche in Emilia è finita l’epoca del piccolo è bello.

Giorgio Pagliani