Ultimo aggiornamento:  29 Giugno 2021 2:39

Si riparte con la K

K come Keestrack, la famiglia che ha acquisito la Goldoni di Carpi e che darà il nome alla nuova serie di macchine.

Si riaccende la speranza per la Goldoni di Carpi. Azienda nata nel 1926 da Celestino Goldoni che all’epoca da assemblatore di pompe per l’irrigazione, andando incontro alle esigenze degli agricoltori, si mise a costruire anche macchine che li aiutassero nelle loro fatiche nei campi. Con ingegno italiano iniziò a costruire i “motocoltivatori Goldoni” fino a divenirne leader mondiale nel settore. Di seguito iniziò pure a produrre non grandi trattori quali i Fiat, John Deere, o i vicinissimi reggiani Landini, ma bensì di più piccole dimensioni che riuscissero a lavorare tra i filari degli alberi da frutta e i vigneti. Ogni piccola azienda agricola possedeva un motocoltivatore o un trattorino Goldoni. 

I motocoltivatori dai colori arancione e verde erano famosissimi in tutta Italia e non solo. Acquistabili presso ogni Consorzio Agricolo quale macchina duttile e di qualità.

Prodotti a nord del comune di Carpi e a soli pochi metri con i confini della reggiana Rio Saliceto. I Goldoni avevano la casa di rappresentanza e sede per le riunioni a Rio Saliceto, in Villa Ada e, attraversata la strada, erano in pochi istanti nello stabilimento in terra modenese. 

Mi raccontava il mio amico Claudio Goldoni, nipote di uno dei rami discendenti del capostipite Celestino Goldoni, uno dei tre rami proprietari dell’azienda, che negli anni ottanta avevano provato ad aggredire maggiormente il mercato francese, ma questo aveva preteso che i motocoltivatori cambiassero i colori in blu e bianco, “più francesi”, e compresi nella bandiera nazionale. Un deja vu. Il risultato dell’operazione non ebbe il successo previsto così come quello portato avanti da Claudio, sicuramente troppo avanti per un prodotto troppo innovativo per i tempi, quale i tosaerba automatizzati che solo ora vediamo presenti sul mercato.

Dell’azienda, riuscivo a interpretare dagli stati d’animo di Claudio Goldoni, che presentava difficoltà che non riuscivo a individuare anche perché era impensabile che una azienda carpigiana così importante potesse averne.

Claudio Goldoni purtroppo scomparve precocemente.

Molti anni più tardi, nel 2015, la Goldoni ancora guidata dalla famiglia, chiede un concordato preventivo e viene acquisita da una multinazionale cinese: il gruppo Lovol Arbos Group. Viene annunciato un progetto industriale robusto, investimenti e nuovi progetti. Poi nuovamente nuovo cambio del colore delle macchine che diventano verde e bianco. Ma non solo. Scompare il nome Goldoni soppiantato da ARBOS, dal nome dell’acquirente. Ma dopo cinque anni l’azienda di Carpi è nuovamente in crisi.

La palla ritorna per la seconda volta al Tribunale di Modena che riceve una offerta questa volta da una azienda belga: la Keestrack

Guardare tramite Google Earth la sua sede principale vicino a Bilzen, fa venire i brividi. Gli oltre 100mila mq della Goldoni sono assai maggiori rispetto a quelli della sede dell’azienda belga. 

L’azienda belga, specializzata in macchine per miniere, riciclaggio e movimento terra, sulle sue pagine web, così come i cinesi cinque anni prima, prospettano che la nuova acquisizione sia complementare alla propria produzione. Questo con tanto di foto di un loro macchinario caricato da un trattore Goldoni. Sicuramente la Goldoni, che nel 2018 fatturava sui 50milioni, formata da fondatori, lavoratori, progettisti, amministratori e maestranze, custodisce decenni di esperienza e professionalità che la rendono ancora appetibile. 

Ora, invece di un fondo cinese pubblico/privato, vi è una famiglia questa volta belga. Che sia la volta buona?

Paolo Storchi