Fra pronto moda e programmato
Terza parte. I protagonisti del t/abbigliamento modenese dagli inizi a oggi.
Correvano i ruggenti Anni Ottanta e Carpi era in pena effervescenza. Nel mondo dei paninari spopolavano le polo, le T-shirt e le felpe di Best Company, di By American e di American System. Tutte collezioni create da Olmes Carretti, ma sviluppate da due diverse aziende. Best Company era presieduta da Alfredo Saltini ed aveva sede nella zona industriale lungo l’AutoBrennero, mentre i fratelli Righi gestivano gli altri due marchi tramite l’azienda Papas.
Il flusso di clienti italiani aveva rapidamente rimpiazzato lo scemare man mano di quelli tedeschi, ma stava esplodendo il fenomeno della Moda pronta, ribattezzata in maniera casereccia Pronto Moda e il suo dilagare fu merito di un lavoratore autonomo, quell’Ermanno Bassoli, che qualche spiritoso definì allora “l’idraulico liquido”.
Era un periodo vorticoso, sia per il personale che veniva sottratto alle aziende storiche a suon di rialzi degli stipendi sia per l’emergere di nuovi imprenditori, alcuni divenuti amministratori di piccole Srl in un battere di ciglia. Arrivavano i compratori da tutta Italia e sulla scia di quanto si coglieva dalle vetrine di Benetton, che aveva inondato l’Italia con i suoi punti vendita in franchising, puntando tutto sul colore della maglieria, si produceva al buio , senza aver ricevuto degli ordini. Si chiamava “pronto a scaffale” e il rischio imprenditoriale di sbagliare il prodotto da porre in vendita era notevole.
Carpi si trovava allora ad avere anche – periodo di abbondanza – una pattuglia di aziende dal prodotto alto di gamma, un bel blocco di imprese che presidiava il cosiddetto medio-fine e poi con il pronto-moda era visitata settimanalmente dai grossisti e dai distributori, molti dei quali arrivavano dai centri commerciali di Nola in Campania o di Misterbianco in Sicilia. Nel frattempo, nel bolognese a Funo di Argelato, prosperava il Centergross, dove il pronto moda divenne in breve la parte dominante dell’ offerta commerciale.
Tra le aziende top di gamma, come si direbbe oggi svettavano Blumarine e Antonella Tricot, affiancate da Malouf e Loretta di Lorenzo. Nel medio-fine tanti erano i protagonisti. Nel 1985 la Condè Nast organizzò nella sede del Castello dei Pio una mostra sui Trent’anni di Vogue e nel 1992 Uomo Vogue pubblicò uno speciale allegato ad Uomo Vogue di oltre 200 pagine. In apertura Rino Righi, presidente dell’ Associazione Imprese Abbigliamento, scriveva l’editoriale Carpi Progetto Europa, e dopo le immagini artistiche e storiche della città apparivano ritratti fotografici di Renato Crotti, dello stesso Righi, di Mario Fontanae Alfonso Pignatti, di Davide e Daniele Crotti con il padre, di Alfredo Saltini, di Paolo Franchini, presidente di Ifim Leasing, di Fabrizio e Maria Luisa Pezzetti, di Achille Franco Martini, di Clodo Righi, di Gian Fedele Ferrari, di Umberto Severi e di Anna Maria Molinari, last but not least.
Più o meno questi erano i protagonisti di quell’ epoca, ma i protagonisti della Carpi di oggi sono usciti tutti invece dal mondo brulicante del Pronto di allora. La seconda generazione della carrellata di nomi citati è scomparsa di scena o recita parti marginali. Tra i prontisti del periodo si faceva strada allora Marco Marchi insieme al fratello Vannis, che fondarono Noblesse e Depeche Mode, che avevano sede nella zona industriale di Quartirolo tra il cavo Lama e Via Lama. Sembra un romanzo di Israel Singer tra Ottocento e Novecento sulle fortune delle famiglie ebree, che avevano in mano lo sviluppo del settore tessile a Lodz in Polonia, e invece anche a Carpi nel volgere di 25-30 anni ci sono stati imprenditori di origini umili, che sono diventati industriali a tutto tondo, e protagonisti di allora, che si sono ritirati di scena. Sic transit gloria mundi, dicevano gli antichi.
Peccato che, oggi come allora, Carpi è una località geografica ignota ai più. Una vecchia diceria narrava che la casa costruttrice delle Range Rover si fosse chiesta se Carpi si trovava in una zona paludosa o di dense foreste, dato l’alto numero di vetture fuoristrada vendute.
Oggi invece, come è successo già qualche anno fa su una rivista di moda, leggiamo un articolo del Corriere della Sera di fine giugno dove, raccontando la brillante sfilata digitale di Depeche con Chiara Ferragni unica invitata, si parla di Alessandra Marchi “MENTE CREATIVA DEL MARCHIO ROMAGNOLO” … Forse qualche visita non digitale in loco aiuterebbe Carpi a fare una comunicazione GLOCAL, come si usa dire.
Giorgio Pagliani