Ultimo aggiornamento:  17 Gennaio 2022 5:43

Ci mancava pure la pandemia

ph©elisabetta baracchi

ModenaFiere, ‘grave’ perdita da oltre un milione di euro, il Comune socio attende e spera.

Il 2020 ha registrato, nella società partecipata dal Comune di Modena, un crollo dei ricavi del 65%. L’amministrazione comunale sceglie di non modificare la sua quota aspettando un piano di risanamento

Cinque amministratori, nove dipendenti, e una perdita registrata nell’esercizio 2020 (e giudicata ‘grave’ dallo stesso Comune di Modena che della società detiene il 14,6% delle azioni), pari a un milione e 139 mila euro, causa un crollo dei ricavi, nel 2020 rispetto al 2019, del 65%.

E’ una delle più desolanti fotografie dell’assetto economico finanziario nell’elenco delle società partecipate del Comune di Modena, quella che immortala lo stato di ModenaFiere S.r.l., la società controllata, con il 51% delle quote, da Fiere Internazionali di Bologna S.p.a. Dati, quelli emersi dalla documentazione preliminare alla discussione in Consiglio Comunale a Modena, sulla situazione delle società partecipate e sulla presenza del Comune in esse, che risentono certo degli effetti della pandemia, ma che preoccupano soprattutto alla luce della mancata ripresa del programma di attività che in un contesto seppur difficile, la realtà modenese ha avuto rispetto ad altri poli fieristici. Nonostante gli sforzi per garantire accessi e frequentazione nella massima sicurezza. Skipass, l’ultima manifestazione organizzata che doveva essere simbolo della ripresa, ha avuto caratteristiche e risultati al di sotto delle aspettative mentre dopo il rinvio degli eventi di novembre e dicembre, bisognerà aspettare febbraio con Modena Antiquaria per vedere nuovamente attivo il quartiere fieristico; un quartiere che, contestualmente, continua a soffrire di una carenza infrastrutturale. A partire dai parcheggi, ancora inadeguati per eventi anche di medio livello, per arrivare alla loro manutenzione. Praticamente inesistente. Insomma, quella di Modena appare sempre più in ciò che negli ultimi anni è stata: una realtà senza prospettiva, senza programmi di lungo periodo, sempre più schiacciata tra Bologna e Parma, oltre che geograficamente e strutturalmente satellite del capoluogo di regione dalla quale di fatto dipende anche in termini di quote societarie.

Una condizione che da volano e fulcro di sviluppo oggi rappresenta una zavorra per il Comune di Modena che pur giudicando ‘grave’ la perdita economica della società, conferma di avere scarsa autonomia e soprattutto peso nelle decisioni finanziarie e strategiche. Da un lato – si legge nella documentazione del Comune ‘non sussiste un obbligo giuridico di concludere patti parasociali fra i soci pubblici, e il socio di maggioranza: i soci pubblici di Fiere internazionali di Bologna S.p.a hanno escluso la possibilità di procedere alla formalizzazione di vincoli legali, statutari o accordi parasociali con i soci pubblici di ModenaFiere’; dall’altro, Modenafiere non è qualificabile quale società “a controllo pubblico” per l’impossibilità dei soci pubblici di incidere sulle decisioni finanziarie e strategiche’.

In conclusione, lo spazio di manovra, da parte di soci che non siano quello di maggioranza, è scarso, e in casi come questo, in una prospettiva di miglioramento legata ad una uscita dall’emergenza pandemica rinviata ormai di anno in anno, è forse opportuno fare, come si suol dire semplificando, di necessità virtù. Confermando la partecipazione attuale del Comune sperando che la prossima stagione 2022 possa riportare ai livelli pre-pandemia, ‘rinviando così ad un momento successivo l’adozione di un piano di riassetto della partecipazione in ModenaFiere S.r.l., nell’attesa di valutare il programma pluriennale di risanamento societario, da predisporre a cura del Consiglio di Amministrazione, e la sua idoneità ad assicurare la continuità aziendale ed il celere raggiungimento dell’equilibrio finanziario ‘.

Gi.Ga.


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