Ultimo aggiornamento:  17 Ottobre 2016 9:13

Export: Russia tra sanzioni e spiragli

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CRISTIANO FINI, Presidente della CIA di Modena

“Sarebbe riduttivo parlare semplicemente di danno economico. Il termine giusto potrebbe essere debacle, considerate le conseguenze fino ad oggi, sia in termini di fatturato per le aziende che di posti di lavoro…”. Nessun giro di parole per Cristiano Fini, presidente di CIA (Confederazione Italiana Agricoltura) Modena, nel definire gli effetti causati dalle sanzioni alla Russia per il settore agroalimentare modenese. “Ci sono una serie di danni diretti e indiretti derivanti dall’embargo. Quelli diretti riguardano le strutture che esportano, o sarebbe meglio dire esportavano, le proprie produzioni direttamente in Russia e che oggi non possono più farlo. Pensiamo ad esempio all’ortofrutta, nello specifico di Modena le pere, ma non solo. Anche la produzione e l’export verso Mosca di Parmigiano Reggiano, carne bovina e suina ha subito una pesante battuta d’arresto che di fatto si è riflettuta anche sui posti di lavoro. I danni indiretti invece, sono quelli derivati dalla mancata esportazione di prodotti, da parte di alcuni Paesi UE (le mele della Polonia, le patate della Francia, etc.) che ora, causa la chiusura del quel mercato li riversano su altri, nostro compreso. Causandone saturazione, mancato se non parziale assorbimento e crollo dei costi. Altro conto salato a danno delle imprese locali. A queste situazioni già di per sé lesive si accodano i problemi sorti con la svalutazione del Rublo. Pensiamo al vino italiano in particolare: nonostante gli alcolici risultassero fuori dalle restrizioni, la crescita a dismisura delle accise ha coinciso con un crollo delle esportazioni anche in questo settore. Altra tegola. Occorre trovare soluzione ad un problema che rischia solo di aggravarsi, in particolare per i piccoli. Il mercato russo per noi è di fondamentale importanza. Dopo la crescita degli ultimi anni uno stop così perentorio ha significato un danno economico senza precedenti. L’auspicio è che si possano trovare soluzioni in grado di riaprire lo scambio, anche se per diverse tipologie di prodotto i russi stanno optando per soluzioni interne.”


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