I segreti della gioielleria
Il noto gioielliere e gemmologo modenese spiega quali sono le gemme più preziose e sfata alcune credenze.
Le tendenze influenzano il settore della gioielleria quanto quello dell’abbigliamento: a parlarci dei cambiamenti
delle mode legate alle variazioni di stile di vita è Pietro Blondi, titolare di un’azienda di grande tradizione. Fondata nel 1897 in Piazzetta delle Ova la Ditta Blondi Giacinto introdusse il ramo degli oggetti preziosi nel 1934 e nel 1979 modificò la propria ragione sociale nell’attuale Blondi gioielli. Leader nel territorio ha un’ampia e illustre clientela, ma Piero Blondi non se ne fa vanto e non vuole fare nomi. “Riserbo professionale”, dice, perché l’arte della gioielleria e il suo commercio è fatto di discrezione, consigli, confidenze e comprensione dell’animo del cliente. “la mission del gioielliere, che era quella di indirizzare ed assecondare il gusto personale del cliente, si è però modificata nel tempo – ci confida Blondi – a causa della massiccia affermazione di brand sempre meno ‘artigianali’. Le persone tendono a sacrificare il gusto personale a favore del valore dei Marchi di moda. Le gemme di colore, da quelle tradizionalmente considerate preziose, e cioè rubini zaffiri e smeraldi, a tutte le altre non meno affascinanti, sono state messe un po’ in ombra dal diamante che rimane comunque la più affascinante e preziosa. Anche per mitigare il gap economico, noi oggi, tra i primi in Italia, puntiamo molto sull’affermazione dei diamanti coltivati in laboratorio. Si
tratta di diamanti veri sotto ogni aspetto chimico, fisico ed ottico, sono indistinguibili da quelli scavati in miniera e vengono certificati dai più importanti laboratori del mondo, come la GIA, seguendo i medesimi criteri. Anche grazie al prezzo contenuto stanno ottenendo un enorme successo in Inghilterra e negli USA e sono considerati una fortissima opportunità di crescita del nostro settore.
Rolex e Tudor sono i prestigiosi marchi di cui Blondi è rivenditore autorizzato. Rolex, indiscusso leader mondiale dell’orologeria, con la scelta di incorporare gradualmente tutto il know how e la maestria orologiera nella Manifattura, ha voluto garantire la sua indipendenza e integrità, e va dunque vista come una naturale conseguenza degli elevati standard che il Marchio mira a soddisfare fin dalla sua fondazione.
Una storia di famiglia
“Quando i pennini si compravano uno ad uno e i bidelli riempivano i calamai nei banchi di scuola, Giacinto Blondi è già in Piazzetta delle Ova, nel negozio del nonno e del padre. A due passi da Piazza Grande c’è tutto ciò che serve per scuole ed uffici. Sono gli anni in cui il libro “Cuore”, uscito nel 1886, commuove i piccoli scolari modenesi. Nel 1897 la Ditta Blondi Giacinto è registrata alla Camera di Commercio e in un trentennio si fa un nome sotto la Ghirlandina. Cartoleria e cancelleria di ogni tipo, quaderni e penne stilografiche, sono i cavalli di battaglia di un’espansione imprenditoriale che ben presto si allarga aggiungendo la tipografia editoriale, le cartiere e la fabbrica di imballaggi per frutta. Negli anni ’30, mentre un giovane Enzo Ferrari diventa responsabile della Squadra Corse Alfa Romeo a Milano, la famiglia Blondi entra nel settore dell’orologeria, raccogliendo l’eredità di Ernesto Marani, che tutti i Modenesi chiamavano “al dutòr di arloj”. Nel ventennio successivo la ditta, trasferitasi in Via Emilia, diventa il punto di riferimento obbligato per regali importanti, e alla fine del conflitto l’azienda debutta nel settore della gioielleria. Il fiore all’occhiello è la grande insegna al neon, la prima realizzata a Modena. Negli anni ’70, lasciato il settore della cartotecnica e assunta la nuova ragione sociale, Blondi Gioielli spa prende il volo diventando uno dei leader nella orologeria e gioielleria d’alta gamma nel nord Italia. Oggi, con l’ulteriore ampliamento dei locali, Maria Francesca e Federico, settima generazione dei Blondi, raccolgono il testimone della passione di famiglia”.