Ultimo aggiornamento:  5 Luglio 2022 11:56

Per la crescita occorre il gas

Il periodo di crescita che sta vivendo il settore, rischia di esssere fiaccato dal caro energia e dalla guerra russo-ucraina

Il 2022 è iniziato per il settore ceramico con un andamento dominato dai contrasti nettissimi. Già nei giorni del Cersaie a fine settembre 2021 si nutrivano preoccupazioni sulla crescita dei costi energetici e sui danni economici arrecati  alle imprese dalla normativa dell’Unione Europea sugli ETS in materia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, ma le aspettative non erano drammatiche.

Poi tra Natale e gennaio abbiamo assistito a fermate produttive di diversi stabilimenti per i livelli dei prezzi del gas metano fuori controllo. Questa serrata era già un evento epocale, ma poi a fine febbraio è arrivata l’invasione dell’Ucraina da parte russa, che ha provocato una tensione sui prezzi, tale da portare in una giornata il prezzo al  metro cubo  del metano a 350€ . Alcuni gruppi ceramici, già colpiti in profondità avendo stabilimenti nelle zone di guerra, sono stati ad un passo dalla chiusura degli stabilimenti, poi la situazione a livello internazionale dei prezzi del gas naturale si è attestata intorno ai 100-110 dollari, consentendo di governare l’attività produttiva, anche se questo livello di prezzi è superiore anche del 500% ai minimi registrati a fine 2020.

Di contro, però, il mercato domestico e in generale anche quello internazionale appare dinamico. I livelli di chiusura del 2021 hanno mostrato che la crisi del 2020 causa Covid è stata pienamente assorbita e anzi le vendite totali erano cresciute del 12% in termini di metri quadri e quelle in italia del 9% dopo anni di magra. I listini di molti produttori sono stati prontamente aggiornati anche due volte nel giro  degli ultimi 12 mesi.

La  partecipazione delle nostre imprese al Coverings di Las Vegas ai primi di aprile con il Padiglione Italia comprendente oltre 100 marchi ha confermato il grande “appeal” dei nostri prodotti sul mercato americano.

In quell’occasione il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani ha ricorcordato come dopo due anni di flessione, il consumo di ceramica negli Stati Uniti nell’anno 2021 sia tornato a crescere di oltre il 14%, raggiungendo i 3,9 miliardi di dollari.

Inoltre aveva tenuto a precisare “L’Italia si conferma il primo Paese estero fornitore degli Stati Uniti nel 2021 con 790 milioni di dollari esportati, pari ad una quota superiore al 30%, in crescita del +26% rispetto al 2020”.

Sul fronte dell’Unione Europea l’associazione confindustriale aveva frattanto cercato un adeguato supporto nell’ambito del Parlamento europeo e ai primi di febbraio ha organizzato una conferenza stampa con relatrice l’onorevole Elisabetta Gualmini, già vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, recentemente nominata presidente del EPCF – Forum della Ceramica del Parlamento Europeo, la quale è la prima italiana a ricoprire questo prestigioso incarico all’interno di un organismo parlamentare europeo. L’europarlamentare si era soffermata sull’impatto del pacchetto di misure “Fit for 55” – che implementa il Green New Deal europeo. L’ obiettivo comune degli imprenditori europei del settore, di intesa quantomeno con i parlamentari dei paesi a forte vocazione ceramica come Italia e Spagna, è di non dover subire come negli ultimi anni i contraccolpi delle decisioni in materia ambientale dell’ Unione Europea. Per realizzare gli investimenti sulla transizione ecologica e la decarbonizzazione – aveva spiegato Gualmini – la ceramica deve essere inclusa tra i settori che prevedono compensazioni per gli sforzi che verranno effettuati, soprattutto in una fase in cui la riduzione delle emissioni ha comunque un costo ed in cui i prezzi dell’energia sono diventati insostenibili. Il pacchetto verde della Commissione non può essere punitivo per migliaia e migliaia di lavoratori e imprese.

A primavera avviata, come ha sintetizzato il centro studi Nomisma, “sono tre, in particolare, gli ostacoli che possono rallentare la corsa mondiale (e italiana): le materie prime, il costo dell’energia e l’inflazione. La carenza di materie prime non si attenua, alimentando preoccupazioni in molti comparti produttivi. La situazione risulta aggravata dall’aumento esponenziale dei prezzi energetici, che costringono alcune fonderie al fermo produttivo e rendono assai più costosi i costi della logistica. In altre parole, la guerra in Ucraina ha destabilizzato un mercato energetico, delle materie prime (rame, alluminio, nichel) e della logistica già altamente instabile, in particolare dallo scorso novembre, quando la Germania non ha autorizzato per motivi amministrativi l’attivazione del gasdotto Nord Stream 2. Il susseguirsi degli eventi di guerra sarà cruciale per comprendere i nuovi equilibri globali economici e politici” .

Inoltre – rilevava Nomisma – “anche in Italia, l’aumento dei costi energetici è strettamente connesso alla crescita del prezzo del gas, principale combustibile utilizzato nelle centrali termoelettriche. All’interno dell’Europa, l’Italia è da questo punto di vista il Paese più esposto. Il mix energetico italiano utilizza il gas (42%) come fonte principale, seguito dal petrolio (36%), con le rinnovabili in coda all’11%.

“La guerra in atto ha esasperato le problematicità del quadro, in particolare per le imprese che esportano in Russia o importano materie prima dalla Russia, ma in generale per tutto il nostro sistema produttivo, che vede i prezzi degli energetici ed i costi logistici lievitare senza sosta. Adesso il Paese è spaventato per l’alta inflazione quando, fino ad alcuni mesi fa, eravamo preoccupati per il problema opposto. Per anni, prima della pandemia, la bassa inflazione ha rappresentato una spina nel fianco dell’Italia – aveva osservato Lucio Poma, economista del “think tank”

“Le aspettative vedono un clima generale ancora positivo, che la contingenza   internazionale ha certamente segnato, ma non ha fiaccato- concludeva il suo rapporto Nomisma -Aspettative che sono ancorate alla crescita evidente registrata nel 2021”.

Gli scenari sono davvero opposti a seconda di chi lo esamini. Per diversi politologi con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina è iniziata una nuova epoca dominata da grandi sconvolgimenti e la cessazione dei vecchi equilibri della seconda metà del Novecento. I nostri imprenditori del distretto sassolese non perdono la fiducia, abituati a cavalcare la tigre dei mercati internazionali, mai così imprevedibile come negli ultimi 15 anni.

Giorgio Pagliani