Ultimo aggiornamento:  22 Novembre 2017 4:13

SOCIAL EATING RESTAURANT

Quando il miglior ristorante è la propria cucina

Social eating, food sharing, home restaurant, chiamateli come volete ma cercate assolutamente di farne parte se volte essere al passo con i trend del momento
Si perché cenare in casa, magari anche con degli sconosciuti, oppure farsi spedire nella propria cucina gli ingredienti per il un piatto gourmet direttamente dallo cheff stellato che lo ha inventato, sembra essere una delle attività più innovative e particolari in circolazione.
Così anche il cibo diventa social e si affaccia sul mondo della sharing economy. Si condivide cibo genuino fra perfetti sconosciuti, contribuendo alla spesa. Tutto regolarizzato. Il contatto avviene sul web: su una delle tante piattaforme social si seleziona l’evento, si prenota e si paga (un po’ come avviene su Airb&B o Bla Bla Car). Oppure si riserva un posto direttamente sul sito (o sul profilo facebook) dell’home restaurant preferito.

Non sapete dove cercare? Ecco qualche dritta:

Gnammo.com App tutta italiana nata nel 2012 dalla fusione delle start up Cookous e Cookhunter, con sede a Torino e a Bari. Ad oggi la più grande community italiana: è diffusa in 124 città dove ha arruolato più di mille cuochi e realizzato altrettanti eventi social. Sul sito sono segnalati brunch da 10 euro fino a cene-spettacolo da 40. Ma anche menù indiani, messicani, serate a tema vintage, menù a buffet e tipici delle regioni della nostra penisola.

Chezthechef.com è una community che raggruppa tutti i link utili per trovare l’home restaurant che si desidera. Il loro motto è: “Il migliore ristorante è la tua cucina”. Scegliete tra cheff noti e meno noti, corsi meeting e anche ingredienti recapitati a casa con tanto di tutorial.

Peoplecooks si rivolge principalmente a studenti e a lavoratori fuorisede, turisti low cost e persone con difficoltà economiche: il pasto non supera i 6 euro.

Eatwith è un player internazionale che ha una piccola quota di mercato in Italia. È stato definito l’AirbnB delle Global Dining. Si sceglie la città, le date in cui viaggiare si cerca il menù che più ci aggrada. È da lì che è partito Marco Maestoso, chef professionista da gambero rosso. A New York, dopo aver lavorato nelle cucine del Cipriani e del Sirio, oggi cucina nel suo studio a Manhattan (Casa Maestoso), un monolocale di 50 mq con giardino, dove reinterpreta i classici della cucina italiana (e non solo). In meno di un anno hanno ricevuto 1.200 ospiti (selezionati da diverse piattaforme), che hanno gustato brasato al barolo e salsa ai funghi, ragù alla bolognese con fettuccine al cioccolato, tiramisù salato al nero di seppia e salmone.

VizEat vedi sopra. (Principale competitor di Eatwith) l’app che permette di organizzare eventi culinari a casa propria o di partecipare a quelli proposti da altre persone, come strumento per fare nuove conoscenze.

Vi è venuta voglia di provare? Ecco cosa c’è da sapere.
Se tutto si svolge tra le mura domestiche, la pratica del Supper club non costituisce attività commerciale. E non serve autorizzazione sanitaria, anche se è preferibile munirsi di un attestato sulla sicurezza alimentare. Relativamente all’aspetto fiscale, è possibile svolgere attività lavorativa occasionale, senza partita Iva, fino ad un massimo lordo di 5.000 euro annui, soglia di esenzione dall’obbligo contributivo. In caso di superamento dell’importo sarà sufficiente aprire una Partita Iva. Sul reddito generato, non superiore ai 30.000 euro annui, è previsto il regime agevolato dei minimi. Per maggiori info visitate questa pagina www.homerestaurant.com/it/legisla-zione-home-restaurant

Giulia Guandalini

nelle foto dell’articolo: Marco Maestoso al lavoro e alcuni scatti del locale e alcuni suoi piatti


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