Ultimo aggiornamento:  12 Agosto 2019 11:45

Una strada che resta in salita

Qualcosa sta cambiando, ma anche sul territorio modenese c’è ancora tanto da fare. Nessuna chiusura da parte delle imprese, anzi, ma dagli istituti scolastici ci si aspetta un po’ di più.

Cè chi soddisfatto lo è e chi meno. Tutti concordano però che la scuola dovrebbe fare di più e a scuola occorrerebbe che anche i ragazzi facessero qualcosa in più. 

Nel mezzo dell’estate, con l’anno scolastico ormai archiviato e quello nuovo ad oltre un mese e mezzo di distanza abbiamo provato a chiedere a diversi imprenditori del territorio prevalentemente del settore della meccanica, qualche spunto o riflessione sulla formazione scolastica dei ragazzi. Tradotto: sono o no preparati per iniziare ad affrontare il mondo del lavoro? In base alle necessità aziendali, l’ambiente scolastico – anche universitario, dato che qualcuno ha voluto esprimersi a tal senso – rappresenta una fonte da cui attingere forza lavoro preparata e da finire di formare in azienda? La risposta arrivata da più parti è stata “Ni”. A dimostrazione di una situazione che se qualche volta è stata dipinta come rosea, rosea del tutto per voce degli imprenditori non lo è.

“Se la scuola adempie in maniera dettagliata al proprio ruolo? Così come l’università, almeno in parte lo fa. Le basi formative le offrono, ma il mondo del lavoro è un’altra cosa.”: ecco appunto, il mondo del lavoro è un’altra cosa. La frase rispecchia abbastanza bene un andamento che pare a mostrarsi un po’ ovunque. C’è la formazione di base, “Un’infarinatura” ha detto qualcuno, ma in pochi casi si va oltre. A partire dagli stagisti la formazione quella vera, la si fa in azienda fa notare più d’uno. Ed anche in questo caso è emerso che l’attività laboratoriale scolastica è ridotta e i ragazzi mostrano limiti ed incertezze. Aspetto questo che potrebbe essere “sanato”, è stato evidenziato, provando a fare tenere delle docenze a quei dipendenti prossimi alla pensione. Col fine di divulgare e trasmettere competenze e cultura del lavoro. Poi ci sono la volontà e l’impegno ad imparare, non sempre presente tra tutti gli studenti e magari qualche volta la durezza del posto di lavoro: pensiamo a certe attività – e non è solo il caso del settore della meccanica – che pur investendo in innovazione, una parte importante del lavoro la si fa ancora tra le macchine utensili. Non sono poche però quelle imprese che sul territorio si rivolgono alle scuole per ottenere stagisti (alcune delle quali arrivano fino a 15-20 stagisti l’anno), come del resto quelle che al termine del percorso, cercano di stabilizzare quelli più meritevoli offrendo loro un’occupazione.

Discorso più o meno analogo per la formazione universitaria. In alcuni casi le competenze che si trovano sono di buon livello in altri decisamente no. Al punto che c’è anche chi evita addirittura di rivolgersi all’università, perché o la formazione non è adeguata o non è adeguata l’università stessa per determinate richieste. 

Sforzandosi di vedere il bicchiere mezzo pieno qualcosa comunque in questi anni si è mosso, ma siamo sempre nell’ambito della sufficienza secondo gli imprenditori modenesi. La via però è tracciata, è da percorrere, pur essendo in salita.

Filippo Pederzini


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