Ultimo aggiornamento:  8 Dicembre 2021 12:08

La cantina biologica

45 ettari di terreno con vitigni autoctoni e internazionali per un’agricoltura sana e rispettosa dell’ambiente, che si ritrovano in ogni singola bottiglia.

Un progetto nato un po’ in sordina, nel 2014, con la costituzione della società agricola “Il Borghetto”. L’anno dopo l’acquisto del primo terreno: 20 ettari di cui 18,7 vitati. Passano altri quattro anni e il podere si arricchisce di 25 nuovi ettari – 11,5 vitati – oltre alla registrazione del marchio e all’ottenimento della certificazione biologica. Nel 2020, infine, nonostante la pandemia da Covid-19, l’anno della consacrazione e della piena operatività: il vero inizio di questa nuova storia imprenditoriale modenese.

Ventiventi, ma già più conosciuta nella variante numerica “2020” è un’azienda agricola o meglio una cantina vitivinicola biologica, le cui radici affondano nella passione e nell’impegno della famiglia Razzaboni di Mirandola. La stessa che conduce da tempo un’altra consolidata realtà imprenditoriale note nella bassa modenese: la Cima, azienda che progetta e produce dispositivi di sicurezza per la gestione del denaro.Vittorio Razzaboni, insieme ai tre figli Riccardo, Andrea e Tommaso, ha saputo progettare e realizzare qualcosa di decisamente innovativo e differente nel distretto viticolo a nord di Modena, che punta ad intercettare in modo trasversale quel frangente di turismo orientato verso l’enogastronomia, caro alla nostra provincia.

Ventiventi è un marchio oltre che originale e facilmente riconoscibile, depositato e registrato in diversi Paesi nel mondo. “La nostra fantasia è servita per immaginare, la praticità per darle forma, la tenacia per realizzare quel sogno”, spiega Andrea Razzaboni, 24 anni e una laurea in enologia e viticoltura. Andrea è il membro della famiglia Razzaboni che segue più da vicino l’intero processo di coltura e vinificazione.

L’azienda agricola si estende su 45 ettari di terreno, con vitigni tipicamente locali autoctoni come Sorbara, Salamino di Santa Croce, Pignoletto e Ancellotta. A questi si aggiungono vitigni internazionali quali Pinot Bianco e Cabernet Sauvignon.

“Grazie all’alto contenuto di argilla che li caratterizza – sottolinea Andrea Razzaboni, – i terreni contribuiscono alla produzione di vini di carattere e buona struttura, sempre bilanciati dalla spiccata acidità che caratterizza i prodotti del nostro territorio”.

“Qui a Ventiventi crediamo in un’agricoltura sana, rispettosa dell’ambiente ed operiamo a tal senso”, continua Andrea Razzaboni. “Siamo convinti che la sostenibilità sia l’unica strada percorribile ed è per questo che il biologico almeno per noi è un imprescindibile punto fermo, fin dalla messa a dimora del primo vigneto nel 2016. Non ci affidiamo alla chimica, ma all’equilibrio della natura. Grazie alla tecnologia infatti siamo in grado di ridurre sensibilmente l’utilizzo del rame e dello zolfo. Gestiamo la vendemmia grazie a una vendemmiatrice di ultima generazione che ci permette di portare l’uva in cantina nelle migliori condizioni possibili”.

Scelta che ha trovato applicazione anche nei materiali di cui è costituita la struttura dell’azienda agricola, a basso impatto ambientale e con un impianto fotovoltaico che di per sé rappresenta un valore aggiunto. Dalla fine dello scorso anno, infatti ha consentito di passare dalla produzione iniziale di 18kw a 50kw: l’obiettivo è quello di diventare il più possibile autosufficiente dal punto di vista energetico. “Pensiamo che la modernità – afferma Razzaboni – passi da razionalità e buonsenso, senza mai perdere di vista il rispetto della tradizione”.

In ultimo, ma non meno importante il punto di vista sul Covid-19 e quello che sta significando anche dal punto di vista delle imprese. “Difficile esprimersi a riguardo in termini di ripartenza anche perché la nostra è stata a tutti gli effetti la “partenza”. I primi prodotti utili alla commercializzazione sono entrati sul mercato a febbraio 2020 a poche settimane dal primo lockdown. Dall’estate scorsa e da questa primavera in poi, la strada si è rivelata in salita. Lavorando principalmente con ristoratori, bar ed enoteche, si evince un certo timore e non sempre c’è la volontà di prendere in considerazione nuovi prodotti come i nostri. Però nostro padre non manca di ricordarci che dalle sfide difficili arrivano le soddisfazioni più grandi. Teniamo duro quindi e lavoriamo sodo, dato che nei vari locali in cui siamo presenti, la riconferma è arrivata con soddisfazione. Siamo stati riconfermati con soddisfazione sia nostra sia dei gestori! Langue un po’ il mercato estero: due anni senza fiere pesano purtroppo. Grazie a qualche soluzione online siamo comunque riusciti a creare diversi contatti che contiamo di finalizzare e così portare i nostri vini anche all’estero”.

Gi.Po