Ultimo aggiornamento:  6 Dicembre 2022 11:05

Bene, ma si deve crescere

La manifestazione che ha unito in un unico evento le due realtà preesistenti, piace per il contesto fieristico. “Sarebbe però auspicabile un maggior numero di visitatori”

B.T. Expo Shomed è piaciuta. Il passaggio da Medolla, dove era nata un paio d’anni fa – prima fiera oltretutto che tornava in presenza, dopo lo stop indotto dal covid nel 2020 – a Modena, presso il quartiere fieristico è riuscito, compresa l’unione con B. T. Expò. Ma, “Deve crescere; le presenze aumentare; essere promossa al meglio; coinvolgere più università e istituti scolastici superiori, perché il biomedicale italiano se da un lato rappresenta un’eccellenza, dall’altro è ormai un punto di riferimento a livello mondiale e occasioni come queste vanno sfruttate al massimo.” È il messaggio che arriva dagli espositori modenesi presenti, la maggioranza, anche se non sono mancate altre realtà nazionali

L’evento dedicato al settore delle tecnologie biomedicali – sorto dalla fusione tra i due principali eventi del territorio provinciale modenese legati al settore biomedicale e alla valorizzazione delle realtà di questo comparto, con un occhio particolare a quelle emiliane e del distretto di Mirandola – archivia la sua prima edizione tenutasi all’ombra della Ghirlandina e si aggiorna al 2023 con l’auspicio che possa crescere ulteriormente.

Dopo il taglio del nastro avvenuto presso i laboratori del Tecnopolo di Mirandola alla presenza del sindaco di Mirandola, l’evento, nei suoi due giorni di durata ha visto la presenza di: oltre mille operatori italiani ed esteri (in particolare da Germania, Gran Bretagna e Paesi Bassi), ricercatori, start-up, studenti. Tutti attori di un settore che, vale la pena ricordare, conta 4.546 aziende, oltre 112.500 occupati (fonte Confindustria Dispositivi Medici) e in Italia genera un mercato annuale di 16,2 miliardi di euro tra export e mercato interno.

Numeri importanti che se da un lato continuano a confermare l’importanza di un intero settore, dall’altro non possono che consolidare ciò che ruota intorno e che contribuisce ad aumentarne il valore, come la ricerca: indispensabile e fondamentale e che trova nel merito la sua massima espressione nel Tecnopolo TPM “Mario Veronesi” di Mirandola.

Tema che coincide con quello della preparazione universitaria ed in particolare del corso triennale ospitato a Verona in Ingegneria dei Sistemi Biomedicali per la Persona, che vede coinvolto l’ateneo scaligero assieme a Unimore e a quello di Trento. “L’iniziativa universitaria è molto interessante – ha voluto sottolineare Giandomenico Nollo, professore di Bioingegneria all’Università di Trento, dipartimento di Ingegneria Industriale – perché pone al centro l’attenzione alla persona e ai suoi bisogni di salute. Non si parla più di sola tecnologia, ma di tutto l’insieme. Cerchiamo di formare una nuova classe di ingegneri che abbia questa visione. La triennale, che è arrivata al secondo anno, ha dei numeri impressionanti: siamo sempre sopra ai 200 iscritti. Dopo la triennale, attiveremo anche la magistrale». Il corso di laurea ha anche un legame indissolubile con Mirandola, dove recentemente si è tenuto anche un Summer Camp.

Ce ne è abbastanza insomma “Per fare di più e migliorare”, come hanno ribadito a più riprese i rappresentanti delle realtà imprenditoriali e non solo, presenti. L’auspicio dunque, dato che la strada intrapresa è quella giusta – con una fiera del biomedicale appositamente dedicata nella provincia del biomedicale – di percorrerla e crescere.

Giulio Po


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