Ultimo aggiornamento:  5 Luglio 2022 12:50

Il lambrusco e la tenacia ad andare avanti

La 54esima edizione segna il ritorno in presenza. Imprese modenesi in calo, ma determinate ad affrontare le difficoltà. Stop sul mercato russo.

Ad emergere sono stati tutti gli estremi di un anno difficile sia sul piano congiunturale che geopolitico. Quello che ha sorpreso però è stata la determinazione e la tenacia dei modenesi del lambrusco ad andare avanti. Anche se occorrerà misurarsi con sfide, che solo fino a pochi mesi non erano nemmeno contemplate e se lo erano, non nei termini con cui si sono presentate quest’anno.

Il 54esimo Vinitaly va in archivio, comunque e nonostante tutto col bicchiere mezzo pieno. Va detto che, dopo due anni di assenza della manifestazione, il primo dato che è saltato agli occhi è stato il calo delle aziende modenesi presenti. A questo poi va aggiunto l’avvio in sordina (domenica 10 aprile), per “i nostri colori”, causa la novità dello spostamento dell’ingresso principale su di un lato opposto dell’area espositiva, rispetto al padiglione dell’Emilia Romagna, che negli anni scorsi aveva garantito un flusso costante di visitatori. Ciò nonostante, le presenze complessive non sono mancate e sono andate anche al di là delle aspettative iniziali. L’entusiasmo per il lambrusco, declinato nelle sue diverse tipologie alla fine ha avuto il sopravvento. Nelle forme di clienti abituali e contatti nuovi – con l’auspicio anche di nuovi sbocchi – ma anche ben consapevoli delle criticità che stanno investendo l’intero settore del vino e di quello tipico modenese in particolare.

Ci sono i costi delle materie prime – vetro, carta, imballaggi, noli, trasporti – che toccano tutti in modo trasversale; quelli relativi all’energia, attenutati in parte da chi aveva investito nel fotovoltaico che ha permesso di calmierare bollette dalle cifre stratosferiche; quelli del gasolio agricolo e del lavoro in campagna e da ultimo la crisi internazionale russo-ucraina che ha significato una corposa battuta di arresto per un mercato strategico per il lambrusco (quello russo), con un duro colpo per chi in questi anni ci aveva comunque investito. Tutti fattori che oltre a non lasciare intravedere prospettive nel medio termine, combinati assieme vanno ad incidere sul consumatore finale nella misura di nuovi ritocchi di prezzo alla bottiglia. Scelta che se da un lato pare obbligata, ognuno dei nostri produttori è determinato ad adottarla solamente come ultima misura.

Per tornare al bicchiere mezzo pieno e per i risvolti che comunque hanno interessato le realtà produttive modenesi presenti, Vinitaly 2022 ha registrato il record storico di incidenza di buyer stranieri in rapporto al totale ingressi: i 25.000 operatori stranieri da 139 Paesi rappresentano infatti il 28% del totale degli operatori arrivati in fiera (88.000). E ciò al netto della fortissima contrazione – legata alle limitazioni pandemiche agli spostamenti internazionali – degli arrivi da Cina e Giappone, oltre ovviamente ai buyer russi.

Sul fronte delle presenze estere, nel testa a testa tra Stati Uniti e Germania l’hanno spuntano i primi che confermano la leadership nella classifica delle nazioni presenti. Terzo rimane il Regno Unito, mentre il Canada subentra alla Cina nella quarta posizione, davanti a Francia. Seguono Svizzera, Belgio, Olanda, Repubblica Ceca e Danimarca. Bene infine, nel complesso, le presenze dal continente europeo, che hanno rappresentato oltre due terzi del totale degli esteri. Come pure gli italiani, sempre più preparati ed interessati.

Resta ora da vedere come indirizzare al meglio questa ventata di positività per nulla scontata, alla luce delle criticità cui i produttori sono ormai costretti a far fronte giornalmente a partire dal medio periodo.

Giulio Po

 


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