Ristorante del mondo
Questa volta desidero raccontare non soltanto dei piatti di un ristorante che ho avuto modo di visitare recentemente ma soprattutto dello straordinario progetto di inclusione sociale che sottende; progetto che offre l’opportunità di una crescita professionale in ambito culinario alle donne migranti di Modena, valorizzandone il bagaglio di conoscenze e cultura legati ai loro paesi di origine.
Il concetto di valenza sociologica del consumo del cibo e della cucina come “aggregatore sociale” si è affermato sin dagli anni 2000 soprattutto con gli studi dell’antropologo ed etnologo francese Claude Levi-Strauss. Anche il tema del prestigioso “Basque Culinary World Prize” (premio che viene assegnato ad un giovane chef il cui lavoro ha avuto un impatto socioeconomico significativo sulla propria comunità e nella cui giuria vi sono i cuochi più importanti del mondo, compreso Massimo Bottura) è proprio quello della cucina come disciplina in grado di dare un impatto positivo alla società, in quanto capace di trasformare insieme l’ambiente, la salute e lo sviluppo economico e sociale.
Si chiama “Roots” il ristorante, letteralmente “radici”, in realtà si tratta di uno spazio di co-working e caffetteria di giorno e alla sera ristorante.
Il nome stesso di questo locale è emblematico perché nella sua semplicità esprime la potenza dell’atto di generare radici in un luogo che non è nostro e con una valenza bidirezionale: dalle persone con le loro culture alla terra e viceversa da quella stessa terra poter estrarre la linfa vitale che consente ad ognuno di crescere forte e costruire un domani migliore.
Roots è una cooperativa sociale, diretta emanazione del progetto AIW (Association for the Integration of Women), che nasce dall’idea di tre giovani donne Jessica Rosvall, direttrice culinaria (chef canadese approdata a Modena prima all’Osteria Francescana di Massimo Bottura ora chef resident di Casa Maria Luigia), Caroline Caporossi (nata negli Stati Uniti da famiglia calabrese) fondatrice e presidente di AIW che, fra l’altro, ha ricevuto recentemente il premio dall’O.N.U. di “Youth Leadership and innovation award” che si occupa del marketing, ed infine da Mara Assunta Joele, di professione avvocato ma anche mediatrice familiare che si occupa della tutela delle donne, dei minori.
Nel ristorante le donne migranti compiono un vero e proprio percorso formativo.
Vengono preparate al lavoro di cucina con gradualità anche con una serie di corsi e seminari sulle materie prime, sulle tecniche di conservazione degli alimenti e sulle cotture dei cibi.
Il locale è una grande sala minimalista con tavoli di legno chiaro e un lungo divano ma nella stagione estiva è possibile cenare nel cortile interno che ha al centro un maestoso e suggestivo leccio.
Il menu è per tutti i commensali ed è da condividere e combina la nazionalità delle donne coinvolte; da giugno a settembre è ispirato alla Nigeria e alla Colombia. La fresca insalata nigeriana con l’uovo, le Patacones di ispirazione colombiana (platano in doppia frittura) di francescana semplicità ma di grande bontà, l’incisiva Cazuela di merluzzo con le note speziate sapientemente dosate e non invadenti della salsa al cocco, mais, peperoni e achote (spezia originaria del Sud America), sono alcuni esempi dei piatti proposti.
Per concludere una rinfrescante ananas con zenzero.
Piccola ma giudiziosa carta dei vini e a prezzi equi.
Servizio informale ma molto attento.
Il locale merita senz’altro una visita senza se e senza ma.
Dopo un conto leggero lascerete la tavola con la consapevolezza di avere anche voi contribuito con la cena al percorso di queste donne migranti che chissà un domani potranno far nascere un loro ristorante qui in Italia oppure aprire un ristorante italiano nel loro paese di origine.
Stefano Reggiani
Roots
Via Francesco Selmi 67 (nel complesso San Paolo)
41121 Modena
Tel. 059/2153887
info@rootsmodena.com
Apertura: da Mercoledì a Domenica la sera, anche a pranzo la Domenica