Ultimo aggiornamento:  23 Maggio 2016 8:59

Il lambrusco e la ‘fame’ di crescere ancora

galuco malagoli

GLAUCO MALAGOLI, Villa di CorloBaggiovara di Modena 

“Resta un problema fondamentale: far passare il messaggio che sul territorio modenese si produce un vino, il lambrusco, di assoluta qualità”. Bastano poche parole a Glauco Malagoli per inquadrare una questione che torna puntualmente ad emergere: ovvero quella di prodotti, indipendentemente che si tratti di Grasparossa o Sorbara, di qualità medio alta se non alta, apprezzati all’estero – la quota di vini di Villa di Corlo destinati all’export ha ormai raggiunto il 60%, una percentuale piuttosto considerevole – ma con costi sul mercato ancora ben al di sotto del loro effettivo valore. “Si combatte senza sosta – dice mentre intrattiene alcuni clienti stranieri – in una situazione resa oltretutto non semplice, specie in Italia, dalle difficoltà dei pagamenti.” Villa di Corlo lo scorso anno ha prodotto 115 mila bottiglie, servendo i mercati di Stati Uniti e Germania, mentre 30mila sono state piazzate in estremo Oriente, tra Cina e Giappone, lambrusco, ma anche gli spumanti e i vini fermi che produce l’azienda, più conosciuti in Asia. In Italia è soprattutto l’Emilia Romagna ad assorbire il 40% della produzione rimanente. Glauco poi si sofferma, ripensando alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio rilasciate al Vinitaly rispetto all’e-commerce come opportunità di vendita e crescita. “E’ un sistema che ormai utilizziamo e che contribuisce al fatturato. Non è però determinante, almeno per noi. Meglio puntare sugli importatori, ancora un buon volano per la distribuzione all’estero del lambrusco”.


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