Ultimo aggiornamento:  23 Gennaio 2023 11:48

Un Cersaie alla grande

Durante il convegno di apertura del Cersaie, si parla di problematiche quali le scelte energetiche e la guerra in Ucraina ma, comunque, c’è ottimismo per il settore.

Cersaie 2022 ovvero anche la clientela mondiale torna a livelli importanti dopo aver annullato l’edizione 2020 e aver ripreso speranzosi con il 2021. In altre parole, come diceva un manager ceramico nei padiglioni della Fiera di Bologna, bisogna vedere se il Busy si traduce in Business.

Al convegno di apertura la preoccupazione non è più il Covid, ma come gestire la transizione ecologica accoppiata ad una crisi energetica esplosa con la guerra russo-ucraina, che ha portato un settore energivoro come la ceramica all’allarme rosso.

Giovanni Savorani, presidente di Confindustria ceramica, cerca di spandere ottimismo. Cersaie esaurito a pieno titolo e ritmo, con gli hotel pieni fino a Rimini, è a colpo d’ occhio una gran bella sensazione.

Poi ricorda come il settore abbia fatto coscienziosamente tutti i compiti a casa sul piano della sostenibilità. “Nel 2019 abbiamo firmato un patto per il secondo controllo ambientale nel comprensorio di Sassuolo. Oggi nel distretto ceramico l’aria è più pulita che nelle città di Modena e di Reggio Emilia”.

Per gestire i progetti del Pnrr abbiamo istituito una filiera di produttori insieme ai due Atenei Unimore e Alma Mater di Bologna e al Centro Ceramico.

L’uditorio si aspetta dall’ esperto di geopolitica Paolo Magri uno scenario, che consenta aspettative meno incerte. “Nella guerra tra Russia e Ucraina – spiega – Davide e Golia sono più bilanciati”. Ma bisogna vedere se Putin lascia o raddoppia l’intensità dell’attacco. Sicuramente farà tutto il possibile per stare in piedi. “Potrebbe lasciarci senza petrolio e gas per uno o due mesi” e allora nello scenario peggiore l’alternativa sarebbe tra heating e eating, tra scaldarci e mangiare.

Forse il peggio sul prezzo dell’energia è già passato, senz’altro non tornerà più come prima la fiducia tra gli Stati, ma l’Occidente non deve spingere verso un mondo spaccato in due.

A livello di industria dobbiamo diversificare al massimo le forniture – afferma – ricordando come allo scoppio della guerra gli approvvigionamenti dell’argilla provenivano da due soli distributori ucraini. Per Magri bisogna continuare a spingere sull’ export, anche se non tutti i mercati ci accoglieranno  a braccia aperte.

“Per un settore manifatturiero ed esportatore come il nostro avere l’energia fuori controllo è un problema molto serio – spiega Savorani – In più stiamo mettendo in crisi il concetto stesso di transizione energetica e abbiamo forti dubbi sul corretto funzionamento della Borsa di Amsterdam TTF e del meccanismo europeo dell’ETS (che gestisce le emissioni di anidride carbonica a livello industriale, ndr), lasciati in mano alla speculazione finanziaria”. “Proprio sulla questione finanziaria – conclude – le aziende ceramiche hanno urgente bisogno di una moratoria sui mutui e di poter finanziare i contratti per la fornitura di energia, che ora richiedono garanzie insostenibili per molte imprese. Moratoria che deve valere anche per le famiglie. Noi crediamo nella transizione energetica, ma a patto che non sacrifichi il nostro tessuto industriale e il lavoro”.

La parola passa al ministro pro tempore Roberto Cingolani, che non ha troppi peli sulla lingua, parlando la mattina dopo le elezioni e quindi senza dover pesare le parole. “Le scelte energetiche italiane sono state radicalmente sbagliate. La produzione di gas italiana negli ultimi anni è crollata. Abbiamo aumentato l’import. Abbiamo disinvestito in campo energetico e abbiamo creato più inquinamento con le forniture dall’estero. È stato

un errore economico, strategico e anche geopolitico.

“Dissi – prosegue – alla fine del 2021 che era ora di mettere un tetto del gas a livello europeo e finalmente l’Europa si è convinta”. La politica del suo Governo – spiega – è stata di diversificare su 6/7 paesi l’import di gas per approvvigionarsi di 25 miliardi di metri cubi rispetto ai 29, che arrivavano dalla Russia. Per i quantitativi del 2022 siamo a posto, precisa, ma sulla rigassificazione, tutti questi intralci (si veda la situazione di Piombino) rischiano di lasciarci scoperti sul 2023.

Bisogna agire sulla Gas release, migliorando la produzione interna, per fornire le aziende gasivore. Si aumenta la produzione, dando metano ai gasivori ad un prezzo più controllato. Le sue conclusioni sono da ricordare “Dobbiamo essere più pragmatici nella gestione dell’energia, altrimenti dobbiamo rinunciare ad essere una potenza economica”.

Ultimo a intervenire Stefano Bonaccini, attacca deciso sulle questioni aperte.

“Noi faremo il rigassificatore a Ravenna – ha annunciato il Presidente della Regione Emilia-Romagna – ma abbiamo anche intenzione di creare il più grande parco eolico e fotovoltaico off shore al mondo con un investimento di oltre un miliardo di euro. Sulle rinnovabili abbiamo un piano energetico triennale che prevede un investimento di 4 miliardi di euro e dobbiamo accelerare sul decreto sulle aree idonee, ovvero territori utilizzabili per la produzione di energie rinnovabili aventi superfici non vincolate”. “L’unanimità nelle procedure decisionali in Europa è un freno ad ogni provvedimento – ha concluso Bonaccini – ma per il settore ceramico il tetto al prezzo del gas, la moratoria sui mutui e il raddoppio del credito d’imposta fino al 50% sono misure ormai non più rimandabili”.

Bonaccini conclude, affermando che la nostra Regione è la prima nell’ export e Savorani conclude con taglio positivo “Se arrivano gli ordini, la strada la troveremo di sicuro”.

Giorgio Pagliani


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