Ultimo aggiornamento:  10 Dicembre 2021 11:43

Oltre le attese

Il Cersaie, nonostante l’assoluta assenza degli operatori asiatici, non delude e anzi, grazie alla crescita del settore nel primo semestre dell’anno, registra segnali assai positivi.

E dopo due lunghi anni di vuoto ha riaperto a Bologna a fine settembre il Cersaie, un evento che per il comparto ceramico di per sé ha significato la fine dell’emergenza e il ritorno alle vecchie care abitudini, perfino alle code sul percorso Sassuolo-Modena in tangenziale.
Il convegno di apertura del lunedì mattina al Palazzo dei Congressi ha messo a fuoco luci e ombre della ripresa in atto, che certifica nei fatti la fine della pandemia.
Giovanni Savorani, presidente di Confindustria ceramica, è partito dalla constatazione che il settore ha saltato a piè pari il crollo avuto nel 2020 e ha segnato già nel primo semestre 2021 una crescita del 12,3% rispetto allo stesso periodo del 2019. L’Italia viaggia anch’essa in quinta e tocca un più 10,6%, dato memorabile dopo 15 anni di mercato statico o calante. Ragioni di questa ripartenza scattante la fine del lockdown e anche l’obbligo di stare di più in casa. Inoltre – ha osservato – la ceramica è il materiale più adatto ad essere sanificato anche più volte.
Sul tema delle infrastrutture, immancabile le considerazioni sulla bretella Campogalliano-Sassuolo, che vede ancora i cantieri inspiegabilmente fermi, a cui si aggiunge l’impennata dei costi delle materie prime, dei noli marittimi e dell’energia. “Siamo impegnati per attuare una profonda transizione ecologica, ma questo percorso inevitabile deve tenere conto della realtà, della fattibilità tecnologica, della disponibilità e sostenibilità delle soluzioni alternative. L’intera industria ceramica italiana pesa solo per lo 0,7% sulle emissioni di CO2 del nostro Paese. Il meccanismo dell’ETS così come è non funziona – ha ribadito Savorani – e rischia di fallire il suo obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica, perché la speculazione finanziaria ha portato il costo della CO2 a oltre 60 euro/tonnellata in pochi mesi. È importante che le regole europee valgano ovunque, facendo in modo che anche su questi obiettivi ambientali l’intero mondo ci segua. Qualora così non fosse, rischiamo di compromettere la competitività del nostro settore con conseguente perdita di posti di lavoro a favore di paesi non europei, continuando ad importare in Europa prodotti fabbricati emettendo molta più CO2 di quanto avremmo fatto noi. L’approccio corretto alla transizione ecologica – ha insistito Savorani – è quello di ridurre le emissioni, puntando a crescere e salvaguardando i posti di lavoro. La ceramica può rappresentare il modello di riferimento e lo spirito di emulazione dei nostri concorrenti, a livello globale sia sull’innovazione di prodotto che per l’impegno nella sostenibilità, può avere un’incidenza straordinaria sull’ambiente”. In altre parole, ha concluso, vorremmo un settore anche più competitivo oltre che decarbonizzato.
Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha spiegato che la vera sfida del PNRR è la capacità di investire le risorse in modo efficiente. “Si sta facendo un grande sforzo per rendere la pubblica amministrazione più moderna e aumentarne l’indice di produttività”. Per quanto riguarda le infrastrutture, allo storico problema burocratico si aggiunge la necessità che le imprese che lavorano nei grandi lavori pubblici siano solide e in grado di rispettare i tempi dei lavori con maestranze qualificate. “I temi energetici sono fondamentali per la nostra industria – ha sottolineato il Ministro – che è la seconda manifattura europea: accanto alla sostenibilità ambientale bisogna però anche abbinare quella economica e sociale e l’Europa deve esigere che le sue regole siano rispettate in sede di commercio internazionale. In questa fase di grande discontinuità, i fondi europei saranno la chiave di sviluppo per il nostro Paese e l’Italia deve giocare un ruolo decisivo in Europa, per accompagnare la transizione in modo totalmente sostenibile”.
L’Europa deve darsi delle regole sull’inquinamento, ma le regole devono essere uguali per tutti.
Pier Carlo Padoan, presidente di UniCredit, ha osservato “L’Italia sta facendo dei numeri impensabili dopo la pandemia. Ci sarà bisogno di molti investimenti pubblici, ma sono gli investimenti privati i veicoli dell’innovazione. Il Recovery Fund europeo offre importanti risorse in questa direzione e il sistema bancario gioca un ruolo cruciale nel sostenere la transizione verso un’economia sostenibile”.
Stefano Bonaccini, presidente della Regione, parte baldanzoso “Vedo una fase potenzialmente formidabile per l’Italia”. L’Export in Emilia sale del 6% sul 2019. In Italia siamo i primi come export pro capite e stanno per arrivare 47 miliardi della programmazione europea.
Poi Savorani, stimolato dalla moderatrice Maria Latella, si infervora “Sulle emissioni totali dell’Europa l’Italia conta per il 10%.  L’industria in Italia pesa solo per il 20% e L’industria ceramica solo per l’0,7% del totale.
Con questo meccanismo europeo si rischia di finire becchi e bastonati.
Il modello della ceramica è vincente. Produciamo solo 500 milioni di metri quadri su un totale di 13 miliardi di mq. Se ci lasciano procedere su questa linea, noi saremo un esempio e tutti gli altri ci verranno dietro”.
Infine il presidente Bonaccini dà la sua tabella di marcia per l’arteia Campogalliano- Sassuolo “Firmeremo un accordo con le altre province, quindi il Governo dovrà firmare un decreto, poi finalmente la Bretella dovrebbe partire”. E altrettanto dovrebbe accadere anche per la Cispadana.
La platea ascolta e mantiene il suo ottimismo, mentre i padiglioni sono pieni di autentici compratori.

Giorgio Pagliani


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