Ultimo aggiornamento:  18 Gennaio 2023 12:44

Fiera di qualità

Quasi un banco di prova, per gli espositori modenesi la kermesse meranese presenti: diverse le novità presentate tra prodotti, nuove realtà e brand.

Il Merano Wine Festival stupisce, meraviglia, a volte delude, ma non manca mai di sorprendere. Doppiamente, quando si tratta di una piccola nicchia di espositori, quelli modenesi, suddivisi tra prodotti di tipo gastronomico e vino, al fianco di alti e blasonati nomi, italiani e stranieri.

Così anche quest’anno, per la 31esima edizione, quando a rappresentare il territorio è stato un manipolo di realtà locali – poco più di una decina in tutto – fra le quali, certo non sono mancate le novità.

Ma andiamo con ordine. Il prestigioso palcoscenico delle eccellenze wine & food italiane e Internazionali – declinato per il 2022 sul mantra della sostenibilità col “Respiro e grido della terra” – ha messo insieme, ben oltre 700 produttori (tra Wine, Food – Spirits – Beer) e più di 330 etichette nella The Winehunter Area.

A prestarsi come da tradizione, gli spazi del Kurahus Hotel, letteralmente presi d’assalto da più di 6.000 persone nei giorni della kermesse meranese. Tra loro, appassionati di vino, curiosi, ristoratori, ma pure e soprattutto buyer, data l’opportunità che la manifestazione rappresenta in quanto porta aperta verso il nord Europa.

L’atmosfera creatasi ha ricalcato a tutti gli effetti quella degli eventi pre-covid, considerato un ritorno in presenza – e quindi al dialogo, al confronto, al voler conoscere, assaggiare ed instaurare eventuali rapporti da sviluppare – solido e soprattutto atteso. Come per altro, a più riprese confermato, da più d’uno dei modenesi presenti: “L’online è stato necessario, ma nulla è equiparabile alla presentazione di un prodotto (vino o altro che sia) di persona.”

Aspetto questo che, unitamente ad altri, ha posto per un attimo solo in secondo piano quelli che sono i costi vivi che attanagliano anche il settore del food & wine. Costi che lievitano e gravano in termini di energia, materie prime, clima. Verso i quali però è il coraggio adesso ad essere determinante, improntato su soluzioni, a volte di emergenza, a volte innovative, sempre protese alla ricerca della qualità del prodotto finale: per soddisfare una domanda che cresce, per proseguire sulla strada del miglioramento.

Una via non facile, che ha costretto tanti a fare i conti – e lo hanno detto loro – con imprevisti e criticità (si pensi alla siccità, a chi non aveva impianti di irrigazione, al caldo fin troppo eccessivo alla reperibilità delle materie prime, etc.), in un post covid già di per sé abbastanza complicato, ma che nella logica di “Nella crisi le opportunità”, ha portato a reagire.

E allora

Merano si è rivelato il banco di prova dove presentare novità importanti. Si dal brand sorto grazie al lambrusco; passando per produttori giovani che hanno mosso i primi passi durante la pandemia e che nonostante tutto e tutti non si sono arresi; fino ad innovativi prodotti pensati e realizzati nel periodo della chiusura totale per allargare il mercato. Il tutto sottolineato dalle file innanzi agli spazi espositivi.

Pochi dicevamo quindi, i modenesi presenti al Wine Festival, ma di certo non hanno mancato come sempre di stupire. E la qualità è anche questa.

Giulio Po


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