Lambrusco sold out
Cresce la “sete” di vino modenese purché di qualità elevata, soprattutto all’estero. In diversi produttori si collocano al di fuori del padiglione dell’Emilia Romagna. E tra le novità ci si inizia orientare verso il biologico: impensabile fino a qualche anno fa
“C’ome non si vedeva da anni”, è il giudizio unanime espresso dai produttori modenesi di Lambrusco in merito al Vinitaly 2019. “Forse meno pubblico rispetto al passato, ma numerosi sono stati gli operatori, provenienti da ogni parte del mondo…”, ha sottolineato più d’uno, “e tutti a richiedere qualità.” Qualità sì, però elevata: per il Sorbara, per il Grasparossa, per il Salamino e per il Modena. Operatori preparati, curiosi ed interessati a come si fa, ai periodi di raccolta delle uve e di fermentazione. Pronti in alcuni casi a chiudere accordi già in fiera. Ma che la kermesse veronese fosse pronta a lasciare il segno per le bollicine rosse, quest’anno era già nelle premesse. O meglio, in quei numeri che in riferimento al vino di casa nostra, l’hanno anticipata di qualche giorno. Nel primo trimestre dell’anno infatti le vendite di lambrusco, nelle diverse tipologie avevano segnato un incremento del 31% rispetto all’anno passato, al passo con le quantità di Prosecco. Un dato il cui riscontro, sempre per voce degli operatori medesimi, si trova sia nel mercato che, pare avere messo un segno più deciso in particolare all’estero, sia nelle richieste in fiera da parte di buyer ed importatori stranieri. In numero decisamente crescente alla kermesse veronese: altro particolare di cui tenere conto. Gli sforzi, insomma iniziano ad essere ripagati: come si deve e con la moneta giusta.
L’edizione 2019 del Vinitaly, la 53esima, si segnala inoltre, anche per i numeri importanti. Oltre 4600 espositori provenienti da tutto il mondo (130 in più sul 2018) – con una quarantina circa solo dal modenese – e 125mila presenze da 145 Paesi. E pensare che l’avvio della fiera non era stato dei migliori. Nella giornata di apertura, la domenica a parte le prime due ore, quelle “dell’as-salto”, nel resto della giornata si è quasi “battuto la fiacca” nel padiglione dell’Emilia Romagna. Trend che lasciava presagire una quattro giorni tutt’altro che proficua. La musica però è cambiata rinvigorendosi fortemente però, già il lunedì e il martedì successivi, quando in certi momenti si è toccato il sold out con la fila agli stand in attesa del proprio turno, mentre si parlavano tutte le lingue del mondo. Forte l’affluenza dai Paesi del nord Europa come pure da USA, Giappone e Corea. Mercati ormai di riferimento per le bollicine rosse in cui l’export tende a consolidarsi, oltre che guadagnare nuove posizioni e distributori. Non sono mancati sudamericani e cinesi poi. Presenza quest’ultima che a più d’uno ha lasciato scappare qualche riflessione sulla cosiddetta “Via della Seta”: “Accordo eccellente. L’auspicio è quello di agevolazioni anche per l’import in Cina con almeno un abbassamento delle tasse. Dato che, per Paesi produttori nostri competitor quali Cile e Australia, sono stati sottoscritti accordi bilaterali vantaggiosi in questa direzione”. Non sono poi mancate richieste atipiche dal mercato greco (in cui s’intravede qualche segnale di ripresa), mentre c’è pure stato spazio per qualche piccola apprensione rispetto alle minacce, come già in passato, di dazi da parte degli USA verso determinati prodotti tra cui il vino.
Da ultimo qualche novità,nel e dal salone, ma non solo. Al di là della volontà di presentare a Verona prodotti nuovi, bottiglie od etichette rinnovate, premi internazionali e riconoscimenti ricevuti, a spiccare quest’anno è la scelta di alcuni produttori di Lambrusco di collocarsi in padiglioni differenti da quello dell’Emilia Romagna: scelta che per altro ha premiato in termini di numero di visite. Tra questi anche l’ultimo nato nella famiglia del Lambrusco. Quindi l’affacciarsi su nuovi mercati: abbiamo già detto della Grecia, ma qualcosa si muove anche nel Sud Est Asiatico e Norvegia. Infine, ma non meno importante però, l’attenzione ad un segmento di mercato impensabile fino a qualche hanno fa: quello del biologico. Sono già in diversi che hanno ottenuto la certificazione dei terreni o parte di essi a tal senso e che hanno dato via a produzioni specifiche. La domanda è in continua ascesaa, specie da quei Paesi, in particolare del nord Europa, molto attenti a queste tipologia di prodotto. La via è dunque tracciata verso un ulteriore Lambrusco di qualità elevata.
Filippo Pederzini